SCOPERTO PIANETA SIMILE ALLA TERRA 

SCOPERTO PIANETA SIMILE ALLA TERRA 

Carissimi amici ciechi ed ipovedenti,

da quando si è capito che il Sole è una stella come tutte le altre si è capito anche che c’erano molte probabilità che qualcuna di quelle innumerevoli stelle, chissà dove, chissà quale, poteva e doveva avere qualche pianeta come ce l’ha il nostro Sole e magari anche con qualche tipo di vita.

E’ cominciata così una intensa caccia con telescopi sempre più potenti e tecniche sempre più sofisticate, alla ricerca di pianeti intorno ad altre stelle cominciando dalle stelle più vicine a noi.

Si chiamano pianeti extrasolari o esopianeti, perché non fanno parte del nostro sistema solare ma di altri sistemi solari e quindi ruotano intorno ad altre stelle.

Il primo di questi pianeti fu scoperto nel 1995.

Fu trovato intorno ad una stella della costellazione di Pegaso e per questo fu chiamato Bellerofonte, dal nome del domatore del cavallo alato, secondo la mitologia.

Da allora sono stati individuati molti pianeti intorno ad altre stelle, ed ogni nuovo pianeta ha sollevato sempre nuovi entusiasmi e nuove speranze di trovare qualche altra Terra.

Nel 2009 è stato mandato nello spazio un telescopio speciale di nome Kepler preparato proprio per questo tipo di missioni ed in breve tempo ha inviato agli scienziati oltre 3000 segnalazioni di possibili pianeti extrasolari di cui 1700 sono stati esaminati e riconosciuti proprio come tali.

Ma come viene scoperto un pianeta extrasolare? Viene cercato e scoperto cioè visto dagli astronomi con i loro telescopi come scoprono le comete, gli asteroidi, ecc, nel sistema solare? No, assolutamente!

Tutto ciò che fa parte del sistema solare è vicinissimo a noi se comparato con le stelle ed i pianeti extrasolari.
Nel sistema solare i corpi più lontani da osservare (di cui abbiamo parlato il mese scorso, aprile 2014) si trovano a meno di 100 miliardi di km, sono debolmente illuminati dal Sole per la grande distanza, ma in qualche modo possono essere visti se vengono impiegati telescopi molto grandi sistemati sulla Terra oppure telescopi sistemati nello spazio dove non c’è il disturbo dell’atmosfera.

Quando, invece, parliamo di pianeti extrasolari parliamo di distanze stellari, distanze che si misurano in anni luce.

Ricordiamoci che un anno luce è quasi 10 mila miliardi di km il ché significa circa 250 milioni di volte il giro della Terra, una cosa difficile anche da immaginare.

A tali distanze qualunque stella è talmente lontana che in qualunque telescopio si vede come un puntino luminoso grande quanto la punta di uno spillo.

Pensate come si deve vedere, alla stessa distanza, un pianetino oscuro che non brilla di luce propria.

E’ praticamente impossibile riuscire a vederlo, per due motivi fondamentali:

1- La distanza angolare che separa il pianeta dalla sua stella è talmente piccola da risultare impossibile vedere il pianeta senza essere abbagliati dalla luce della stella.

2- Se il pianeta ha un’orbita molto ampia che lo allontana almeno un po’ dalla stella tanto da poterlo osservare senza essere abbagliati, la luce del pianeta a noi non arriva o arriva in modo estremamente debole e quindi inutilizzabile, praticamente non si vede nulla.

E allora, come si fa a dire che sono stati scoperti migliaia di pianeti extrasolari?

Sono stati scoperti indirettamente, cioè non osservando loro ma osservando attentamente la stella-madre intorno alla quale essi girano.

E’ chiaro che parliamo di una stella di cui abbiamo già tutti i dati conoscitivi: luminosità, distanza, massa, dimensioni, età, temperatura, ecc. ecc.

Vediamo qualche esempio:

1- Se il pianeta transita proprio davanti alla stella noi noteremo un piccolissimo calo di luminosità della stella che ci permetterà di conoscere le dimensioni del pianeta. Inoltre, osservando il tempo di transito si potrà dedurre -anche se con qualche approssimazione- la velocità orbitale e, di conseguenza, il periodo orbitale, quindi la distanza dalla stella, la massa, ecc.

2- Se il pianeta non passa davanti alla stella ed è di… taglia robusta, mentre lui gira intorno alla sua stella, anche la stella è costretta a muoversi intorno al comune centro di gravità che è il “baricentro” del sistema stella-pianeta. Intorno a quel punto devono girare ambedue i due corpi e chi osserva da lontano non vede nessun pianeta ma vede la stella che va a destra e a sinistra e può dedurre che si tratta di perturbazioni gravitazionali indotte da un corpo vicino (proprio come succede fra la Terra e la Luna). Misurando lo spostamento della stella si riesce a studiare molti dati del pianeta cercando le conferme necessarie per la conoscenza della : massa, la distanza, periodo orbitale ed altro.

3- Se le caratteristiche fisiche ed orbitali del pianeta non inducono alcuna variazione nel movimento e luminosità della stella-madre il pianeta è come se non esistesse, non potrà essere scoperto.

4- Ci sono anche altri sistemi molto sofisticati per cercare i pianeti extrasolari, per esempio: studiando le velocità radiali con il metodo Doppler, sia dei pianeti che delle stelle madri. Ma quanto abbiamo detto fin qui ci da un’idea di come è avvenuta la scoperta del pianeta extrasolare simile alla Terra di cui tanto si è parlato in questi ultimi giorni.

Andiamo a conoscerlo!

Si chiama Kepler 22b ma il nome Kepler 22 senza la “b” è il nome della stella-madre (scoperta con il telescopio spaziale Kepler), l’aggiunta della “b” serve per indicare il pianeta.

Si trovano nella costellazione del Cigno che è una costellazione che passa ogni giorno proprio sulle nostre teste (allo zenit).

Con i metodi che vi ho appena accennato, è stato osservato a lungo e studiato a fondo.

Si parla di pianeta simile alla Terra ma che cosa ha di simile alla Terra? In cosa consiste questa somiglianza?

– Innanzitutto la massa della stella: simile alla massa del Sole. Non troppo grossa perché le stelle grosse hanno la vita breve.

Il Sole è una nana gialla, Kepler 22 è anch’essa una nana gialla.

Ambedue hanno la possibilità di vivere molto a lungo: circa 10 miliardi di anni che è un tempo lungo abbastanza per permettere alla vita sul pianeta di svilupparsi, sempre che ci siano anche le altre condizioni necessarie, come è avvenuto sulla Terra. Quindi come tempo a disposizione, ci siamo.

– E’ importante anche la distanza del pianeta dalla stella, dev’essere quella giusta per ricevere la giusta quantità di luce e calore.

La Terra dista 150 milioni di km dal Sole, Kepler 22b dista circa 135 milioni di km.

Anche come distanza, ci siamo.

– Anche la velocità di rivoluzione intorno alla stella dev’essere simile alla nostra e così l’inclinazione dell’asse di rotazione per avere la possibilità di sviluppare eventuali cicli stagionali.

La Terra impiega 365 giorni e Kepler 22b ne impiega 290 ma non sappiamo se l’asse di rotazione è inclinato oppure no.

– La massa del pianeta dev’essere sufficiente per poter trattenere, con la sua forza di gravità sia l’acqua che l’atmosfera altrimenti col passare del tempo queste evaporano, se ne vanno (qualora ve ne fossero) come è successo alla Luna ed a Marte.

Un’idea della massa del pianeta ve la do dandovi il mio peso come termine di paragone: qui sulla Terra io peso 70 kg, su Kepler 22b peserei circa 78 kg, con qualche dubbio, perché la massa del pianeta non è nota in modo preciso.

Quindi diciamo che anche con la massa siamo a posto. Per la vostra curiosità aggiungo che sulla Luna io peserei 11 kg, su Marte 26 kg, su Giove 177 kg, sul Sole quasi 2000 kg.

Altri elementi di somiglianza con la Terra per adesso non ce ne sono.

Non si sa, per esempio, se ha qualche satellite che, come fa la Luna con la Terra, possa stabilizzare l’asse di rotazione del pianeta.

Una specie di effetto volano che, per esempio, manca al pianeta Venere e per questo si è capovolto e gira intorno al Sole stando capovolto.

Come pure Urano che gira intorno al Sole stando sdraiato con l’asse di rotazione orizzontale.

Un pianeta con l’asse di rotazione stabile nel tempo ha la possibilità di sviluppare dei cicli stagionali altrettanto stabili ed ordinati, come la Terra.

Quindi, ciò che conosciamo, per adesso, è soltanto qualcosa che riguarda la posizione, l’orbita, le dimensioni.

Non è molto per poter parlare di pianeta abitabile, è vero, ma è comunque tantissimo se pensiamo che fra migliaia di pianeti esaminati è l’unico ad avere, tutte insieme, queste poche caratteristiche.

Osservazioni future più accurate potranno rivelare se c’è atmosfera e di che tipo, con o senza ossigeno, se c’è l’acqua allo stato liquido e se la temperatura superficiale è adatta alla vita.

Sapere se si tratta di una vita biologica basata sul carbonio come la nostra oppure completamente diversa basata su altri elementi.

Se trovassimo tutte queste informazioni potremmo dire che è un pianeta adatto ad ospitare la vita e, di conseguenza, potremmo affermare che su Kepler 22b la vita esiste, non potremmo dire che tipo di vita, né a quale livello evolutivo, ma come sappiamo dalla storia della Terra, la vita compare appena ed ovunque si realizzino le condizioni idonee ad ospitarla.

Ma come fare per sapere se c’è oppure no una vita anche intelligente? Inviare messaggi speciali?

Certamente, ma con quali possibilità di ottenere qualche ritorno? Pochissime possibilità.

Bisogna tenere presente infatti che sulla Terra -che esiste da oltre 4 miliardi di anni- l’uomo è in grado di capire, spedire, ricevere messaggi di questo tipo da meno di 100 anni.

Se fossero arrivati sulla Terra i messaggi intelligenti spediti da abitanti di altri pianeti a che sarebbero serviti? A nulla.

Una ulteriore considerazione dobbiamo farla sulla distanza di questo pianeta e della sua stella da noi: 620 anni luce.

Possiamo dire che si tratta di una stella mediamente abbastanza vicina.

Tutto ciò che stiamo osservando adesso riguarda il pianeta Kepler 22b così com’era 620 anni fa.

Se inviamo un messaggio adesso (2014) arriverà lì nel 2634 e se lì ci fosse qualcuno in grado di risponderci, noi riceveremmo la loro risposta nel 3254.

Su questo non ci possono essere dubbi, parlare di velocità superiori alla velocità della luce, sappiamo che non è possibile.

Sicuramente non siamo soli nell’Universo, la nostra galassia ospita circa 250 miliardi di stelle come il Sole e le galassie sparse per l’universo sono molte centinaia di miliardi, quindi, abitanti ce ne devono essere parecchi sparsi là fuori, in giro per l’universo.

Le distanze sono enormi e per coprire quelle distanze in tempi brevi la velocità della luce è decisamente troppo bassa (solo 300.000 km al secondo).

Quindi per sapere qualcosa di più sulle possibilità di vita su questo o su altri pianeti, dobbiamo attendere e sperare nei progressi della scienza e della ricerca scientifica le cui ricadute positive, ormai lo sappiamo, stanno anche in questo computer con cui vi sto scrivendo.

Chiudo con una bella segnalazione: avete la possibilità di assistere all’ascolto di parecchie stelle cadenti lunedì 5 e martedì 6 maggio 2014.

Spero che facciate in tempo. Si tratta delle stelle cadenti che provengono dalla coda della Cometa di Halley che passò l’ultima volta, nei nostri cieli, nel 1986 e ritornerà nel 2061.

Adesso la Terra sta attraversando la zona dove è passata quella cometa che dietro di sé lasciò, come tutte le comete, un bel po’ di polvere e detriti (tipo sabbia).

Ogni granello di sabbia che entra in atmosfera è una stella cadente che può essere vista e sentita, come abbiamo già sperimentato nel mese di agosto 2013 per le Perseidi.

L’indirizzo a cui dovete collegarvi è lo stesso di agosto e lo metterò qui sotto. Anche le operazioni per collegarsi sono le stesse e cioè: cliccate sull’indirizzo tenendo CTRL premuto.

Si apre una schermata dove a sinistra, in alto, c’è una finestrella orizzontale di circa 7cm di lunghezza per 2 di altezza.

Cliccando lì dentro anche a caso, non sarà difficile far partire l’ascolto delle stelle cadenti della cometa di Halley.

Il rumore di fondo è fastidioso ma le stelle cadenti si ascoltano bene. Ecco l’indirizzo: 

http://topaz.streamguys.tv/~spaceweather/

Buon divertimento e….ricordatevi di esprimere un desiderio per ogni stella cadente!

Fra i desideri più belli spero che ci sia anche quello di partecipare al Seminario di Astronomia di luglio.

Per i dettagli:    
   
https://www.astronomiapontina.it/

Ciao a  tutti,   

Andrea Miccoli.