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2009 – IMPRESSIONI DI UN ASTROFILO

2009 – IMPRESSIONI DI UN ASTROFILO

— ooo —

Effetti collaterali

Amelia Massironi 

…E mentre gli altri animali curvi guardano il suolo,
all’uomo diede viso al vento e ordinò che vedesse
il cielo, che fissasse, eretto, il firmamento.
(Ovidio)

Andrea ci ha ripetuto più volte che la grande distanza che percorre la Terra intorno al sole è quasi zero se paragonata alle distanze stellari.

Ci ha insegnato quindi che i raggi della luce delle stelle ci arrivano paralleli e ci ha mostrato il disegno di tanti telescopi che, pur trovandosi in varie parti del nostro emisfero, quando puntano lo stesso oggetto nel cielo sono tutti orientati nella stessa direzione.

Trasportando questo concetto spaziale nel temporale, ne deriverebbe che duemila o ventimila anni (prima o dopo Cristo) sono zero se rapportati ai tempi geologici.

Pertanto quando la sera alziamo gli occhi per osservare il cielo ci dobbiamo sentire in compagnia di tanti altri occhi che appartengono a chi sta nella Grotta delle Capre a San Felice, ad un filosofo greco, ad un faraone, al nostro amico Galileo, agli allievi del nostro corso, insomma a tanta varia umanità passata e futura che, sebbene animata da motivazioni molto diverse, nel guardare ora tutti insieme lo stesso spettacolo condivide la stessa emozione e curiosità.

 

Leonidi

Amelia Massironi

Martedì 17 ci siamo ritrovati al mare per vedere le Leonidi che invece ci hanno dato buca.

Ma il cielo è sempre generoso e ricco di sorprese: con il semplice cannocchiale guardando più in su di Aldebaran, per la prima volta ho visto le Pleiadi!!!

Sette stelle blu, rotonde, adagiate su un letto di stelline argentate.

Mi è venuto facile l’abbinamento con la carta dei Baci Perugina!

E per maggiore soddisfazione mia, poichè riesco a vederle anche dal balcone di casa, ora quando le vado a riguardare le sento “di famiglia”.
Grazie e a presto,

 

1° Anniversario APA
Casale Corte Rossa – B.go Sabotino – Latina

Giorgio Cielo

L’Associazione è stata costituita il 22/10/2008 ed in data odierna ( 23/10 c.a.) se ne è festeggiato l’anniversario.

Corre l’obbligo di precisare che l’attività scientifica e di divulgazione veniva svolta, dagli attuali dirigenti, già da alcuni anni.

La ricorrenza ha accomunato la maggioranza dei soci e molti simpatizzanti ed è trascorsa in un clima di allegria e di commossa partecipazione.

Ci legava un filo invisibile: quello della passione per l’astronomia.

Eravamo tutti fratelli dell’universo in quanto figli delle stelle che, esplodendo, ci hanno fornito gli elementi chimici di cui è costituito l’essere vivente.

Questa è la suggestiva ipotesi, avvalorata dalla ricerca scientifica, più volte richiamata nelle lezioni tenute dal magg. Andrea Miccoli che ci trasmette, con entusiasmo le Sue conoscenze astronomiche.

La festa, realizzata con instancabile lavoro e sacrificio personale, da Domenico D’Amato, ha avuto un coinvolgimento istruttivo, rappresentato dalle conferenze del sig. Piero Subiaco e della D.ssa Silvia Tommasin, ed uno gastronomico con il lauto buffet offerto a conclusione della riunione.

Le conferenze accennate meritano una particolare disamina per gli argomenti trattati.

Il sig. Subiaco, studioso di radioastronomia, ha iniziato intrattenendoci sulla “VOCE DEL SOLE”, titolo che sintetizza la possibilità di captare le frequenze udibili dall’orecchio umano tra le varie che il Sole ci invia ( infrarosso, raggi gamma, raggi ultravioletti, ecc.) ed il cui suono alternante può essere ascoltato mediante appositi altoparlanti.

La seconda relatrice, D.ressa Tommasin, esperta di astrofisica, ha trattato dei “BUCHI NERI: dove, come, quando”.

Argomento affascinante ma alquanto misterioso per l’impossibilità, alla luce degli attuali studi, di trovare conferme sperimentali a supporto delle varie teorie.

I partecipanti hanno seguito, con attenzione ed interesse, i vari argomenti ed hanno posto domande chiarificatrici prontamente soddisfatte dai due relatori.

Al termine della riunione il consenso del pubblico presente è stato unanime e ci si è lasciati con l’augurio che simili iniziative possano essere ripetute con maggior frequenza.

 

Dalle stelle alla stalla
Piana delle Orme – Latina

Giorgio Cielo

L’Associazione Pontina d’Astronomia ha partecipato domenica 11 ottobre 2009 alla manifestazione svoltasi nei viali della succitata fiera pontina.

Il sole splendeva cocente sui prati ancora verdi e picchiava inclemente sul capo dei visitatori, alcuni non tanto verdi di età, che affollavano gli stand della mostra gastronomica.

Gli espositori presenti, provenienti da 23 comuni dell’agro pontino, erano circa 35 e rappresentavano svariate attività commerciali.

Ci circondava un caleidoscopio di immagini, suoni e odori che si diffondevano da barbecue accesi sui quali venivano arrostiti salsicce, spiedini, bistecche che attiravano i nostri sguardi e solleticavano il nostro stomaco.

Lo stand dell’Associazione era collocato tra un espositore di salumi e formaggi ed una postazione di alcuni cavalli scalpitanti che attendevano di essere montati dai visitatori, esperti di ippica, che desideravano fare una passeggiata nei dintorni.

Tale vicinanza ha suggerito, con velato umorismo, il titolo della presente relazione.

Il pubblico ha mostrato grande interesse per il nostro stand nel quale erano esposti gli strumenti didattici per la migliore comprensione dei fenomeni celesti.

Vi era, altresì, un telescopio a disposizione per la visione del Sole e della Luna gli unici astri presenti nella mattinata.

Numerosi sono stati i contatti con rappresentanti di istituti scolastici, associazioni interessate alla divulgazione delle conoscenze astronomiche e gruppi culturali che hanno richiesto l’incontro con i docenti dell’A.P.A. per concordare possibili cicli di lezioni o solo per effettuare conferenze sull’origine ed evoluzione del ns/ Universo.

Ci auguriamo che simili manifestazioni possano reiterarsi e che ciò serva ad ampliare la platea dei cultori e degli appassionati di astronomia. 

 

Impressioni di un’allieva
8 ottobre 2009
Amelia Massironi

La semplicità di esposizione degli argomenti di astronomia del nostro docente Andrea Miccoli, mi ha permesso e mi permette anche quest’anno di avvicinarmi a questa materia che mi ha sempre affascinata, ma anche un po’ intimorita.

Ripeto, la semplicità, legata a chiarezza e precisione, è una qualità molto rara, ma è lo strumento chiave per metterci in grado di effettuare quella che io chiamo la “visita guidata del cielo di casa nostra”.

Pertanto devo a questo fortunato incontro la mia emozione quando ho visto per la prima volta la Stella Polare, Orione e la grande “G” invernale, incominciando a chiamare per nome gli oggetti più luminosi che la compongono.

Soprattutto ho il piacere, ogni sera, di affacciarmi al balcone e di ritrovare le stelle conosciute, sapendo dove cercarle nelle diverse ore.

A tutto questo si aggiungono le emozioni nel vedere al telescopio il nostro satellite, quando è uno spicchio argenteo e quando è un grosso disco arancione, Saturno con i suoi anelli, Giove e le sue lune, Albireo (bianca e azzurra) ed a cercare di immaginare l’enormità di anni luce di quella piccola nuvoletta offuscata che l’altra sera mi hanno detto essere la Galassia Andromeda.

Auguro alla APA-lan di continuare per…”anni luce” a diffondere la conoscenza dell’astronomia, regalando a tutti il piacere dell’informazione. 

 

Uscita a Fontana del Prato Cori (LT)
29 Agosto 2009

 Andrea Alimenti

Scrivo un piccolo resoconto della serata passata nei boschi di Fontana del Prato un po’ per informare sull’esito della serata stessa, e un po’, forse con un tocco di malizia, per far sorgere un’anticchia di sana invidia in voi altri che per mille motivi non siete venuti.

Penso o almeno spero che ciò che sto per scrivere sia stimolante nel caso si dovesse ripetere l’esperienza.

Per noi di Latina l’incontro era previsto alle 19:00 alla rotonda tra via del Piccarello e via Don Torello, Franco e io, però arriviamo circa un 15 min in ritardo, fortunatamente Paola e Daniele sono tipi pazienti e non si sono arrabbiati, o almeno non l’hanno fatto notare.

Il cielo pulito comunque ci ispira fiducia.

Arrivati sotto Cori, Daniele ci sorpassa per farci strada ma arrivati alla piazza (penso la principale, quella prima di salire a cori alto) ci fermiamo per chiedere consiglio al navigatore, ovviamente Erina era già da tempo ad aspettarci a Fontana del Prato.

Fiduciosi che il navigatore conosca le strade meglio di noi ci sbrighiamo a seguirlo ma, non so se per colpa sua o dell’autista (Daniele) o di entrambi, imbocchiamo una strada sbagliata e ci ritroviamo in direzione Giulianello, dopo qualche chilometro di curve il navigatore dice di svoltare a destra per ritornare a Cori.

Questa deviazione ci è costata altri 15 min che si sommano al nostro ritardo.

Ritornati a Cori risbagliamo strada quindi, Franco decide di chiedere informazioni ai passanti.

Ora che sappiamo dove andare, o meglio come arrivarci, Erina preoccupata mi telefona per sapere se eravamo ancora vivi; tranquillizzandola e seguendo la direzione consigliata da un’anziana corese e da un ragazzo ci ritroviamo in una strada che si stringe sempre di più e veniamo letteralmente “inghiottiti” dal bosco, la strada peggiora riempiendosi di buche fin quasi a diventare una demoralizzante mulattiera.

Finalmente dopo almeno un quarto d’ora sbuchiamo all’altezza del prato dove speravamo di incontrare Erina.

Spegniamo le nostre auto e scendiamo sperando di vedere la sua macchina, ma non troviamo nessuno tranne che tante macchine che sfrecciano in un strada vicina.

Per peggiorare ancora di più la già triste situazione si somma il fatto che i cellulari non prendono e se prendono, prendono male (scusate la ripetizione).

Quindi non sapendo cosa fare e dove andare per riflettere alziamo lo sguardo al cielo cercando le nostre stelle ispiratrici e sfiga delle sfighe come se veramente Qualcuno ce l’ avesse con noi ci ritroviamo la testa ricoperta di nuvole.

Decidiamo quindi di spostarci e aspettare al ristorante lì vicino.

Arrivati le nostre povere pance iniziano a rumoreggiare quindi per non demoralizzarci ancora di più iniziamo a dare i primi bocconi al panino e finalmente riusciamo a contattare anche Erina che in brevissimo tempo ci raggiunge.

Da lontano la vediamo arrivare, si ferma davanti a noi, abbassa il finestrino e vediamo il ritratto della disperazione (colgo l’occasione per scusarmi con lei di come è iniziata la serata).

Finendo di consumare la nostra deliziosa cena Erina ci racconta di come dalle 19:20 (ora del suo arrivo) aveva visto avvicinarsi le nuvole fino al compimento della tragedia: non si vedevano più né una stella né la luminosa Luna.

Non avendo più nulla da fare ci divertiamo a rubare due deliziose mele da un albero del ristorante tempo di mangiarle e ci accorgiamo che il nostro amico Zefiro ci ha fatto il favore di dare una spazzata al cielo; ci ritorna a tutti il sorriso quindi risaliamo in macchina per tornare giù alla radura.

Arrivati sul posto troviamo però una ventina di cani che stavano mangiando da un sacco della immondizia, Franco appena li vede esclama : – La carica dei 101!

Per evitare di ritrovarci con un arto in meno Erina ci riporta sopra, oltre il ristorante, perché dice di conoscere un’altra radura.

Entriamo quindi nel bosco e seguiamo la mulattiera che dovrebbe portarci a destinazione ma all’improvviso davanti a noi ci si presenta una sbarra che blocca il passaggio, demoralizzati e per votazione, ritorniamo indietro e ci fermiamo nel primo punto in cui gli alberi formavano un’altra piccola radura in modo d’avere comunque un minimo di visuale.

Spegniamo i motori scendiamo e ci accorgiamo di essere capitati in un “campo minato”, ogni metro quadro era stato battezzato da una vacca quindi, prestando estrema attenzione, tra una cacca e l’altra apriamo i 3 treppiedi.

Paola e Erina con i Celestron e io con il mio piccolo newtoniano.

In qualche istante siamo già pronti e ci mettiamo all’opera.

L’esuberanza di Erina è il nostro motore! Il cielo è parecchio più buio del nostro quindi riusciamo a vedere tanti oggetti che a Latina sono di solito insignificanti o invisibili: Giove, Albireo, m13, m57, m31, m92, ngc 884 e il compagno, sono sicuro di essermi scordato almeno di un’altra.

Tutti molto belli visti su uno sfondo nero come il cielo di ieri e non come sono abituato a vederli a Latina su uno sfondo giallo.

Tanti di questi oggetti sembrava di toccarli o comunque di starci vicino nonostante la loro spaventosa distanza.

Un cielo scuro sicuramente è l’habitat ideale per la razza degli astrofili, si hanno soddisfazioni che stando in città non si possono nemmeno immaginare.

Abbiamo provato anche a vedere altri oggetti che Franco e Erina prendevano dai loro libri ma con scarso risultato perché comunque abbiamo solamente 150 mm di diametro per far entrare la debolissima luce di tanti altri oggetti.

Peccato, anche, che gli alberi ci coprivano di parecchi gradi l’orizzonte e non abbiamo potuto vedere niente di ciò che è contenuto nel Sagittario, ma forse ciò è un bene perché proprio quegli alberi ci hanno schermato da qualche luce in lontananza.

Iniziamo quindi, come voleva Erina, a fare diverse prove con oculari e barlow, fino all’idea più stravagante di montare la barlow 3x sopra quella da 2x e quindi concludere con l’oculare da 25mm: Giove era una palla enorme. Allora mi metto a fare due foto di numero con il mio telescopio e la reflex a pellicola e Paola con il Celestron, computer e ccd.

Appena finito vado a vedere se la ccd dà segni di vita ma oltre a giove, e una marea di puntini (forse il rumore) al posto di m13, niente da fare.

La ccd ha vinto ancora un’altra battaglia ma spero non vinca la guerra.

Quindi passiamo alla webcam, tempo di installare driver e software, facciamo un filmato veloce a Giove di cui allego la foto velocemente elaborata.

Il ritardo acquistato in partenza ci fa presto arrivare a mezzanotte e quindi chiudiamo estremamente infreddoliti e soddisfatti della bellissima serata passata insieme.

Riaccendiamo le macchine abbagliandoci con le luci a vicenda per ritornare sotto il cielo lattigginoso di Latina per noi e Cisterna per Erina.

Penso che se all’inizio non fosse successo tutto ciò che è successo e fossimo arrivati in tempo forse la serata non l’avremmo fatta poiché vedendo arrivare le nuvole con i telescopi già montati avremmo smontato tutto e ce ne saremmo tornati a casa.

È proprio il caso di dire: non tutti i mali vengono per nuocere.

Alla fine mi sono allungato più del previsto: scusate!

Ciao – Andrea

 

Sogno di una notte di Mezza Estate sotto le stelle

Giorgio Cielo

Ore 19,30 di un 1° agosto.

Siamo diretti all’oasi di “Tor Caldara” – Anzio (Roma), armati delle attrezzature consuete come telescopi, bussole, filtri solari e dei componenti l’amplificazione sonora, ma soprattutto armati di tanta buona volontà e spirito di sacrificio, doti essenziali di un buon astrofilo.

Il luogo che ci ospita e, forse, più adatto ad una serata romantica vista la sua posizione su un promontorio, che sporge sul mare, dal quale sono visibili le città di Anzio e Nettuno sfavillanti di luci.

Come primo compito provvediamo a scaricare dalle macchine le valigie, che contengono i telescopi, e le varie borse colme di obiettivi ed accessori necessari per i “puntamenti” che non riguardano cannoni ma inoffensivi “cercatori” delle stelle e pianeti da osservare.

La Luna guarda, quasi sorridente, il nostro affannoso procedere non privo di tensione per l’esito della serata che, si spera, sia soddisfacente per il numeroso pubblico accorso.

Sistemati i telescopi, ed effettuate le operazioni preliminari, essi vengono puntati sulla Luna, l’unico astro visibile in prima serata, in attesa del sorgere del pianeta Giove che avverrà all’incirca alle ore 22.

Il pubblico accorso si diverte a scrutare la luna ed i suoi crateri e cerca di individuare alcune zone note, come il mare della tranquillità, che la stampa ha resa celebre in occasione della sbarco degli astronauti.

Puntuale, all’ora indicata, sorge Giove ed i telescopi vengono puntati sul pianeta che, per la sua luminosità, è visibile anche ad occhio nudo.

E’ ovvia la curiosità dei presenti che affollano, disciplinatamente in fila, i 5 punti di osservazione individuabili facilmente per la piccola luce intermittente posizionata, in alto, su ogni telescopio.

La domanda, del resto giusta, che ci viene rivolta con frequenza è: “cosa si vede?”.

La risposta è sempre la stessa: Giove oppure la Luna a seconda dell’orientamento del telescopio.

Non mancano simpatiche osservazioni da parte del pubblico ed, in qualche caso di equivoci divertenti come quello di un’anziana signora che dopo aver osservato Giove, mi si è rivolta dicendo: “però la luna si vede molto piccola”.

La serata volge al termine con il consenso ed il plauso generale e con nostra enorme soddisfazione per aver mostrato una piccolissima componente del nostro Universo nella speranza che sia accresciuto, nell’uomo, l’antico sogno del ritrovamento della vita su altri pianeti.