ALTARE
ALTARE
LA COSTELLAZIONE
L’Altare (in latino Ara, sigla Ara) è una piccola costellazione australe visibile con difficoltà solo dalle regioni meridionali dell’Italia.
Le coordinate del punto centrale sono: 17h 00min di Ascensione Retta (AR) e -55° di declinazione (delta).
LE STELLE
Non ci sono stelle di particolare interesse per l’astrofilo.
GLI OGGETTI CELESTI
Non ci sono oggetti celesti di particolare interesse per l’astrofilo.
L’asterismo della costellazione dell’Altare
L’Altare visto da Hevelius
IL MITO
Il nome originario deriva dal nome dell’Altare dedicato al Centauro Chirone, la creatura terrestre più saggia.
APPUNTI DI ASTRONOMIA 2011-2012 – Cap 14
APPUNTI DI ASTRONOMIA 2011-2012
Domenico D’Amato
Andrea Miccoli
INDICE
14 – I PIANETI INTERNI
MERCURIO
Il pianeta più interno del sistema solare è Mercurio.
Ha una massa circa 17 volte minore di quella della Terra ed un diametro di poco inferiore a 5.000 km.
Nel 1845 lo studioso francese Le Verrier aveva previsto l’esistenza di un pianeta tra Mercurio ed il Sole, denominato Vulcano, responsabile della rotazione anomala della linea degli apsidi (congiungente l’afelio con il perielio di Mercurio).
L’idea ebbe un certo credito perché lo stesso studioso aveva previsto teoricamente l’esistenza del pianeta Nettuno oltre l’orbita di Urano, pianeta responsabile di perturbazioni del moto di Urano.
Nettuno fu osservato nel giro di pochi anni.
Nessuno riuscì mai a trovare questo fantomatico pianeta intramercuriale, e la formulazione della Teoria della Relatività Generale da parte di Einstein, oltre mezzo secolo dopo, permise di trovare la giustificazione corretta al comportamento anomalo del moto di Mercurio.
Mercurio orbita intorno al Sole su un’orbita ellittica ad una distanza variabile tra 45 milioni di km al perielio e 70 milioni di km all’afelio.
Le dimensioni dell’orbita delimitano la zona in cui possiamo trovare questo pianeta (vedi fig 14.1).
Fig 14.1 – Visione di Mercurio da un osservatore sulla Terra.
Il pianeta è osservabile nei dintorni del Sole, con un angolo massimo di 28° quando è all’afelio (elongazione afelica), corrispondenti a circa due ore dopo il tramonto o prima del sorgere del Sole, a seconda di dove si trovi il pianeta.
Oppure con un angolo massimo di 18°, quando il pianeta è al perielio (elongazione perielica), corrispondenti a circa un’ora prima dell’alba o dopo il tramonto del Sole.
Siccome il piano orbitale di Mercurio è inclinato di 7° rispetto all’eclittica, le condizioni più favorevoli per l’osservazione del pianeta si avranno quando la massima elongazione afelica si verifica in corrispondenza del punto più alto sull’eclittica (appunto, 7° più in alto del sole).
Segue una tabellina con le date del 2009 dell’osservazione serale più favorevole.
L’intersezione fra il piano dell’orbita di Mercurio ed il piano dell’eclittica dà luogo alla linea dei nodi.
Quando su questa linea sono presenti, contemporaneamente, il Sole, Mercurio e la Terra, si può assistere dalla Terra al transito di Mercurio sul disco del Sole, come è avvenuto il 7 maggio 2003 e come avverrà nei giorni:
– 9 maggio 2016 ore 15:00,
– 10 novembre 2019 ore 15:30,
– 13 novembre 2032 ore 09:00.
Il transito è osservabile, con le dovute precauzioni, guardando al telescopio il disco solare e notando un piccolissimo dischetto che vi transita sopra (vedi fig 14.2).
Fig 14.2 – Punti in cui un osservatore terrestre vede Mercurio transitare sul disco solare.
Mercurio è visibile come una stella di modesta luminosità, bassa sull’orizzonte ad ovest subito dopo il tramonto del Sole o al mattino poco prima dell’alba.
La sua visione è comunque difficoltosa perché è quasi sempre immerso nella luminosità del crepuscolo.
DATI ROTAZIONALI
Mercurio possiede un movimento di rotazione intorno al suo asse ed un movimento di rivoluzione intorno al Sole come tutti i pianeti del sistema solare.
La rotazione e la rivoluzione determinano i seguenti periodi:
– giorno sidereo pari a 59 giorni terrestri:
– giorno solare pari a 2 anni mercuriali ed a 176 giorni terrestri;
– anno sidereo pari a 88 giorni terrestri.
La lettura di questi movimenti indica che, su Mercurio, devono passare due anni (mercuriali) per vedere il sole due volte consecutive in Meridiano, quando il pianeta avrà fatto ben tre giri su se stesso.
La figura che segue cerca di rappresentare graficamente la composizione dei moti di rotazione e di rivoluzione.
Il triangolino nero fisso sul contorno del pianeta indica un riferimento fisso su Mercurio per meglio apprezzare i movimenti del pianeta. (vedi fig 14.3).
Fig 14.3 – Un giorno dura due anni mercuriali.
VENERE
Venere è il secondo pianeta del sistema solare.
Ha una massa pari a 0,82 volte quella della Terra ed un diametro di poco più di 12.000 km.
Contrariamente alla maggioranza dei pianeti, Venere ruota intorno a se stesso con un moto retrogrado, allo stesso modo di Urano e Plutone. Ciò significa che un osservatore, posto sulla sua superficie, vede il Sole sorgere ad ovest e tramontare ad est.
Venere orbita intorno al Sole su un’orbita quasi circolare, ad una distanza variabile tra i 108 milioni di km al perielio e 110 milioni di km all’afelio.
Le dimensioni dell’orbita delimitano la zona in cui possiamo trovare questo pianeta (vedi fig 14.4).
Fig 14.4 – Visione di Venere da un osservatore sulla Terra.
Il pianeta è osservabile nei dintorni del Sole con un angolo massimo di 48° quando è all’afelio (elongazione afelica), corrispondenti a circa tre ore dopo il tramonto o prima del sorgere del Sole, a seconda di dove si trovi il pianeta.
Venere ha la massima brillantezza intorno ai 40° di elongazione.
In questo periodo è l’astro più brillante in cielo dopo il Sole e la Luna. al telescopio, il pianeta mostra un disco ricoperto da uno strato continuo di nubi bianco-giallastre, che non permettono di osservare eventuali particolari superficiali.
Per la sua posizione orbitale (tra la Terra ed il Sole), Venere mostra una serie di fasi come la Luna.
Queste fasi vanno da piena – congiunzione superiore – (Venere alla massima distanza dalla Terra ed una dimensione angolare apparente di 10 secondi d’arco: comunque non visibile perché si trova dietro al Sole), a nuova – congiunzione inferiore – (con Venere alla minima distanza dalla Terra ed una dimensione angolare di oltre 60 secondi d’arco, anche qui non visibile per la sua posizione davanti al Sole, anche se un po’ più su o un po’ più giù) (vedi fig. 14.5).
Fig 14.5 – Le fasi di Venere e le dimensioni angolari apparenti per un osservatore terrestre.
TRANSITI DI VENERE SUL DISCO SOLARE
Il piano dell’orbita di Venere è inclinato di 3,4° rispetto al piano dell’eclittica, determinando la linea dei nodi all’intersezione dei due.
Quando su questa linea si trovano presenti contemporaneamente Sole, Venere e Terra, si può assistere al transito di Venere sul disco del Sole (vedi fig 14.6).
Fig 14.6 – Punti in cui un osservatore terrestre vede Venere transitare sul disco solare.
Il transito di Venere sul disco solare può avvenire l’8 giugno (nodo discendente) o l’8 dicembre (nodo ascendente).
Il fenomeno è più raro rispetto a quello relativo a Mercurio ed avviene a coppie di eventi distanziati di circa 8 anni seguiti da un’altra coppia di eventi dopo oltre 100 anni.
L’ultimo episodio è stato visibile dall’Italia nella mattinata dell’8 giugno 2004.
Il transito è osservabile, con le dovute precauzioni, guardando al telescopio il disco solare e notando un piccolo dischetto che vi transita sopra.
I prossimi eventi sono così previsti:
Giugno Dicembre
2117
2012 2125
DATI ROTAZIONALI
Venere possiede un movimento di rotazione (retrogrado) intorno al suo asse ed un movimento di rivoluzione intorno al Sole, come tutti i pianeti del sistema solare.
La rotazione e la rivoluzione determinano i seguenti periodi:
– giorno sidereo pari a 243 giorni terrestri;
– giorno solare (giorno venusiano) pari a circa 117 giorni terrestri;
– anno sidereo pari a circa 225 giorni terrestri.
APPUNTI DI ASTRONOMIA 2011-2012 – Cap 15
APPUNTI DI ASTRONOMIA 2011-2012
Domenico D’Amato
Andrea Miccoli
INDICE
15 – I PIANETI ESTERNI
QUADRATURA, MOTO DIRETTO E MOTO RETROGRADO
I pianeti esterni sono: Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno.
Prima di elencare le caratteristiche osservative di ciascun pianeta, occorre introdurre un altro termine che interessa l’osservatore di pianeti: la quadratura.
La quadratura è quella posizione, rispetto alla Terra, in cui la congiungente pianeta-Terra forma un angolo retto (=90°) con la congiungente Terra-Sole.
Essa può essere quadratura orientale quando il pianeta si trova ad est del Sole e quadratura occidentale quando il pianeta si trova ad ovest del Sole.
La quadratura interessa solo i pianeti esterni (vedi Fig. 15.1).
Fig 15.1 – Quadratura orientale e quadratura occidentale.
Un’altra caratteristica dei pianeti esterni è il moto apparente che mostrano in cielo ad un osservatore terrestre: la traiettoria non ha sempre un moto diretto, il movimento può diventare in certi periodi retrogrado.
Il moto diretto è lo spostamento verso est che il pianeta, sera dopo sera, mostra di avere rispetto alle stelle fisse retrostanti.
Il moto retrogrado è un movimento rivolto in senso opposto, che un pianeta esterno mostra di avere in cielo, quando si trova in certe posizioni sull’orbita rispetto alla Terra.
Guardando un pianeta esterno ed annotandone la posizione per un certo numero di giorni rispetto alle stelle fisse retrostanti, possiamo tracciare il percorso apparente di quel pianeta in cielo; ad un certo punto, noteremo che il pianeta sembra fermarsi per poi riprendere il movimento in senso contrario ma che si invertirà nuovamente dopo un certo tempo, formando un occhiello più o meno schiacciato (vedi fig 15.2).
Fig 15.2 – Moto diretto e moto retrogrado.
MARTE
Marte è il quarto pianeta del sistema solare, il primo pianeta esterno.
Ha un’orbita che lo porta ad una distanza dal Sole di circa 210 milioni di km al perielio e di circa 250 milioni di km all’afelio.
La sua massa è circa un decimo della Terra, con un diametro equatoriale di circa 6.800 km.
Marte effettua una rivoluzione intorno al Sole in 687 giorni terrestri.
Possiede un moto di rotazione intorno al proprio asse, compiendo un giro in 24 ore 37 min 23 sec.
La visione telescopica mostra un pianeta di colorazione rossastra.
In certe posizioni rispetto alla Terra mostra anche un accenno di fasi, apparendo parzialmente in ombra dalla luce del Sole.
La relativa vicinanza alla Terra e l’assenza di nubi, permette nei periodi migliori l’osservazioni di dettagli superficiali ad un osservatore dotato di strumenti amatoriali, come le calotte polari (sud o nord) ghiacciate.
Tali calotte si presentano come una macchia bianca più o meno estesa perché su Marte esiste un ciclo stagionale come sulla Terra, in virtù dell’inclinazione dell’asse di circa 25° rispetto al suo piano orbitale.
La composizione delle calotte polari è per lo più anidride carbonica ghiacciata (ghiaccio secco).
Altri particolari visibili sono delle zone di colorazione contrastata, che rappresentano zone a diversa composizione superficiale, oppure la grande macchia che comprende il vulcano più alto del sistema solare: il Monte Olympus, alto circa 22 km.
Il pianeta ha due satelliti: Phobos e Deimos.
Essi sono praticamente dei sassi di poche decine di km di grandezza e di forma irregolare e non sono visibili con strumenti amatoriali.
Date le dimensioni dell’orbita, Marte è osservabile proficuamente solo quando si trova nelle vicinanze della Terra.
Il periodo di massima osservazione si ha quando è all’opposizione, ossia quando si trova sul prolungamento della congiungente Sole-Terra, oltre la Terra.
Se l’opposizione si verifica con la Terra all’afelio (massima distanza dal Sole) e Marte al perielio (minima distanza dal Sole), si ha la grande opposizione, come quella verificatasi a fine agosto 2003.
La grandezza apparente del disco ha raggiunto in quel periodo i 25 secondi d’arco.
Marte si trova all’opposizione ogni 2 anni e 2 mesi circa.
Ma l’opposizione, che lo porta ad una distanza minima dalla Terra, ricorre ogni circa 15-17 anni.
Durante l’opposizione raggiunge una grandezza angolare apparente variabile tra 14 e 25 secondi d’arco.
GIOVE
Giove è il quinto ed il più grande dei pianeti del sistema solare.
E’ un pianeta gassoso, essendo composto per la maggior parte di ammoniaca e metano allo stato liquido.
La sua superficie non è in grado di sostenere eventuali oggetti solidi: qualsiasi cosa affonderebbe sino al nucleo del pianeta.
Ha un’orbita che lo porta ad una distanza dal Sole di circa 740 milioni di km al perielio e di circa 820 milioni di km all’afelio.
La sua massa è circa 320 volte quella della Terra, con un diametro equatoriale di circa 143.000 km.
Giove effettua una rivoluzione intorno al Sole in circa 12 anni terrestri.
Possiede un moto di rotazione intorno al proprio asse che dura meno di 10 ore, il minor tempo tra tutti i pianeti del sistema solare.
Il suo periodo orbitale di 12 anni fa sì che lo vediamo spostarsi verso est di circa 30° ogni anno rispetto alle stelle fisse retrostanti, ossia uno spostamento corrispondente alla grandezza media di una costellazione zodiacale.
Il periodo migliore per la sua osservazione è quando si trova all’opposizione, che avviene ogni 13 mesi e si presenta con una dimensione angolare apparente di circa 50 secondi d’arco.
L’enorme dimensione del pianeta, nonostante la distanza, permette la visione di alcuni dettagli superficiali, che sono tutti riferiti a sistemi nuvolosi e vortici nell’atmosfera gioviana.
La visione telescopica con uno strumento amatoriale mostra delle bande di diverso colore e delle macchie che attraversano il pianeta , che sono in realtà dei cicloni.
Una grande macchia, denominata la Grande Macchia Rossa, è presente nella zona intorno all’equatore gioviano.
Giove ha 60 altri satelliti. Per lo più sono dei grossi sassi, catturati dal suo campo gravitazionale e scoperti grazie al Telescopio Spaziale Hubble (HST) o a sonde interplanetarie.
La maggior parte non sono visibili dalla Terra, neanche con strumenti professionali.
Quattro di essi sono osservabili facilmente con strumenti amatoriali: Io, Europa, Ganimede e Callisto.
Questi quattro satelliti furono scoperti da Galileo Galilei e da questi denominati Pianeti Medicei, in onore della celebre famiglia fiorentina.
Rispettando la terza legge di Keplero, essi hanno un diverso tempo di rivoluzione intorno a Giove, per cui si possono osservare in diverse posizioni rispetto al pianeta e, nell’arco di alcune ore, è possibile apprezzare anche lo spostamento angolare di quelli più interni: Io ha un periodo orbitale di circa un giorno e mezzo terrestre.
SATURNO
Saturno è il sesto pianeta del sistema solare ed è uno dei pianeti gassosi, essendo composto per la maggior parte di idrogeno e metano liquidi.
Anche la sua superficie, al pari di quella di Giove, non è in grado di sostenere eventuali oggetti solidi: qualsiasi cosa affonderebbe sino al nucleo del pianeta.
Ha un’orbita che lo porta ad una distanza dal Sole di circa 1.350 milioni di km al perielio e circa 1.500 milioni di km all’afelio.
La sua massa è circa 95 volte quella della Terra con una densità inferiore a quella dell’acqua, con un diametro equatoriale di circa 120.000 km.
Saturno effettua una rivoluzione intorno al Sole in circa 30 anni terrestri.
Possiede un moto di rotazione intorno al proprio asse, che compie in meno di 11 ore.
Il suo periodo orbitale di 30 anni fa sì che lo vediamo spostarsi verso est di circa 12° ogni anno rispetto alle stelle fisse retrostanti.
La caratteristica più vistosa di questo pianeta è la presenza di una serie di anelli che lo circonda sul piano equatoriale.
Essi sono formati da polvere, sassi ed asteroidi più o meno grandi, uniformemente distribuiti su tutta l’orbita.
Il periodo migliore per la sua osservazione è quando si trova all’opposizione, che avviene ogni 12 mesi e mezzo e si presenta con una dimensione angolare apparente di circa 20 secondi d’arco per il pianeta e di circa 45 secondi d’arco per gli anelli.
L’enorme dimensione del pianeta, nonostante la distanza, permette la visione di alcuni dettagli superficiali, che sono tutti riferiti a sistemi nuvolosi e vortici nell’atmosfera di Saturno, allo stesso modo di Giove.
La peculiarità di questo pianeta sono gli anelli (non è l’unico nel sistema solare, ma è il solo che li ha visibili dalla Terra), dato che il pianeta ha un asse inclinato di circa 27° rispetto al piano orbitale, esso si presenta in diverse posizioni alla vista telescopica (vedi fig 15.3).
Fig 15.3 – Posizione degli anelli di Saturno vista da un osservatore sulla Terra.
Il periodo orbitale di 30 anni e l’angolazione di 27° dell’asse di rotazione di Saturno fanno sì che, ogni 15 anni, il pianeta si presenti con il sistema degli anelli di taglio: è visibile solo il corpo del pianeta.
Possiede un folto numero di satelliti (63), per la maggior parte non visibili con gli strumenti amatoriali perché o troppo piccoli o troppo distanti dal pianeta.
URANO
Urano è il settimo pianeta del sistema solare ed è un altro dei pianeti gassosi, essendo composto per la maggior parte di idrogeno, elio e metano liquidi.
La sua superficie non è in grado di sostenere eventuali oggetti solidi: qualsiasi cosa affonderebbe sino al nucleo del pianeta.
È stato il primo pianeta ad essere scoperto con un telescopio. Il suo scopritore è stato William Herschel nel 1791.
Ha un’orbita che lo porta ad una distanza dal Sole di circa 2.750 milioni di km al perielio e di circa 3.000 milioni di km all’afelio.
La sua massa è circa 15 volte quella della Terra, con un diametro equatoriale di circa 51.000 km.
Urano effettua una rivoluzione intorno al Sole in circa 84 anni terrestri.
Possiede un moto di rotazione intorno al proprio asse, che compie in poco più di 15 ore e mezza.
Alla visione tramite strumenti amatoriali, si presenta come un piccolo dischetto di colore azzurro.
Non è visibile nessun dettaglio superficiale.
Urano possiede diverse decine di satelliti ed un sistema di anelli non visibili con strumenti amatoriali.
NETTUNO
Nettuno è l’ottavo pianeta del sistema solare e l’ultimo dei pianeti gassosi.
È composto per la maggior parte di idrogeno, elio e metano liquidi.
La sua superficie, similmente agli altri pianeti gassosi, non è in grado di sostenere eventuali oggetti solidi: qualsiasi cosa affonderebbe sino al nucleo del pianeta.
Ha un’orbita che lo porta ad una distanza dal Sole di circa 4.500 milioni di km al perielio e di circa 4.600 milioni di km all’afelio.
La sua massa è circa 17 volte quella della Terra, con un diametro equatoriale di circa 51.000 km.
Nettuno effettua una rivoluzione intorno al Sole in circa 165 anni terrestri.
Possiede un moto di rotazione intorno al proprio asse, che compie in poco più di 18 ore e mezza.
Possiede tutta una serie di satelliti ed un sistema di anelli non visibile dalla Terra.
Per l’osservazione amatoriale non possiede nessuna attrattiva, in quanto appare come una piccola stellina, vagamente verdognola, difficile da trovare.
APPUNTI DI ASTRONOMIA 2011-2012 – Cap 16
APPUNTI DI ASTRONOMIA 2011-2012
Domenico D’Amato
Andrea Miccoli
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16 – CORPI MINORI DEL SISTEMA SOLARE
ASTEROIDI
I corpi minori del sistema solare sono costituiti da quegli oggetti vaganti che orbitano intorno al Sole.
Essi originano da punti di raccolta diversi nel sistema solare e rappresentano parti residue del materiale primordiale della nebulosa planetaria che ha generato tutto il sistema planetario e che non è stato inglobato nei pianeti.
Essi sono gli asteroidi, i meteoroidi e le comete.
Tra l’orbita di Marte e quella di Giove esiste una fascia, compresa tra 1,7 e 4 UA (Unità Astronomiche), in cui sono distribuiti abbastanza uniformemente a un’infinità di asteroidi, che vanno dal sassolino all’oggetto cosmico di dimensioni considerevoli.
Essi rappresentano la maggioranza degli asteroidi presenti nel sistema solare, per questo motivo prende il nome di “fascia principale degli asteroidi”.
La fascia ha delle zone prive di asteroidi; le orbite relative corrispondono a semplici funzioni del tempo orbitale di Giove: 14, 1/3, 12, 2/3,…
Ciò significa che gli asteroidi inizialmente presenti su queste orbite sono entrati in risonanza con l’azione gravitazionale ricorrente di Giove e sono stati scagliati lontano.
Alcuni di questi hanno acquisito delle traiettorie che intersecano le orbite di uno o più pianeti (Terra compresa) e, nel caso estremo, possono impattare con un pianeta: Mercurio, Luna e Marte, hanno la superficie disseminata di ferite inferte da questi corpi vaganti.
La Terra stessa ne presenta diversi, anche se i segni sono stati attenuati dall’erosione della pioggia e del vento.
Il primo corpo celeste di natura asteroidale scoperto è stato Cerere (da agosto 2006 promosso a pianeta nano), osservato dall’astronomo italiano Giuseppe Piazzi presso l’osservatorio di Palermo nel 1801.
Seguirono a breve, Pallade da parte di Olbers nel 1802 e Giunone da parte di Harding nel 1804.
Cerere ha un periodo orbitale di circa 4,6 anni ed un diametro di circa 1.000 km.
Gli asteroidi che sono fuori della cintura principale appartengono a diverse famiglie:
– i cosiddetti NEO (Near Earth Object = oggetti vicini alla Terra) sono quelli, che per la forma della loro orbita, possono avvicinarsi pericolosamente alla Terra; appartengono a questa classe di oggetti i gruppi Amor, Apollo ed Atena;
– i Centauri, sono asteroidi che circolano tra Saturno e Nettuno;
– i Transnettuniani o Kuiperoidi, sono quelli provenienti dalla cintura di Kuiper, con semiasse maggiore compreso tra 30 e 38 UA (Unità Astronomiche);
– i Troiani, asteroidi che sono posti sulla stessa orbita di Giove, nei punti Lagrangiani, così chiamati in onore del matematico Lagrange, che per primo teorizzò l’esistenza di questi punti particolarmente stabili nei confronti dell’azione gravitazionale del Sole e di Giove stesso. Tali punti si trovano sul vertice di un triangolo equilatero, di cui un altro vertice è occupato da Giove e l’altro ancora dal Sole (vedi fig 16.1).
Fig, 16.1 – Posizione dei Troiani sull’orbita di Giove
Molti di questi oggetti sono rivelabili al telescopio, anche se con difficoltà, durante fotografie di lunga posa; eventuali asteroidi di sufficiente luminosità, presenti nel campo stellare, lasciano una traccia che si differenzia dalla forma puntiforme delle stelle (sempre che l’inseguimento per contrastare la rotazione terrestre sia stato soddisfacente).
La loro visione telescopica è molto difficile perché sono degli oggetti piccoli e solitamente scuri.
I meteoroidi sono quei corpi celesti che si manifestano come meteore.
Essi sono generalmente i residui lasciati da comete lungo la loro orbita.
Quelli con dimensione molto piccola, inferiori al centimetro, quando impattano con l’atmosfera vaporizzano ad un’altezza compresa tra 90 e 120 km, lasciando dietro una piccola scia luminosa.
Dimensioni superiori (comprese tra 1 cm e 50 cm) danno luogo ai bolidi, oggetti molto brillanti che lasciano una scia persistente in cielo e talvolta anche un rumore prolungato di tuono.
I corpi più grossi sono generalmente d’origine asteroidale e raggiungono gli strati più bassi della atmosfera e talvolta raggiungono il suolo ove, se individuati per tempo, possono essere recuperati e prendono il nome di meteoriti.
Dal punto di vista osservativo, sono importanti i cosiddetti sciami meteorici, formati dal materiale residuo di comete transitate in passato e che, impattando con l’atmosfera terrestre, determinano una pioggia più o meno consistente di meteore o bolidi, che offrono in determinati periodi uno spettacolo molto suggestivo.
Esistono diversi sciami, il più famoso è quello delle Perseidi (anche conosciuto come Lacrime di San Lorenzo), che raggiunge il suo culmine intorno al 10 agosto.
Il nome deriva dalla costellazione di Perseo, la zona di cielo da dove sembrano provenire le meteore.
Questo sciame è formato dai detriti lasciati dalla cometa Swift-Tuttle.
Un altro sciame è quello delle Leonidi, che ha il suo massimo intorno alla metà di novembre.
Il nome deriva dalla costellazione del Leone, da cui la pioggia di meteore sembra provenire.
Responsabili di questo sciame sono i detriti lasciati dalla cometa Tempel-Tuttle.
Cronache del tempo riferiscono che in Venezuela, la notte del 12 novembre 1799, si videro oltre 60.000 meteore in due ore! Una pioggia innaturale che spaventò la popolazione.
A Boston (USA) si contarono oltre 240.000 meteore in tutta la notte.
Esistono altri sciami minori, che sono meno appariscenti perché interessano orbite di comete passate molto tempo addietro e di cui la maggior parte del materiale si è oggi disperso.
In uno sciame meteorico, si chiama radiante quel punto di cielo da cui sembra generarsi tutto lo sciame. infatti, registrando su una mappa stellare più tracce di meteore, pur avendo direzioni diverse, notiamo che tutte sembrano provenire da un punto preciso nel cielo: appunto, il cosiddetto radiante.
Lo sciame prende così il nome dalla costellazione che contiene il radiante.
COMETE
Le comete sono dei corpi celesti di dimensioni limitate, variabile da pochi chilometri a qualche decina di chilometri: la Hyakutake 1996 B2 aveva un diametro di circa 2-3 km, la P/Swift-Tuttle ha un nucleo di circa 24 km e la Hale-Bopp ha un nucleo stimato tra 20 e 40 km.
Il nucleo è composto per lo più da acqua ghiacciata e da altri materiali non consolidati, per questo gli viene anche dato la denominazione di palla di neve sporca.
I materiali di cui sono composte le comete, a differenza degli asteroidi, quando si avvicinano al Sole sublimano, dando vita a molteplici getti di materiale, che viene disperso nell’intorno (la chioma) e dietro (la coda).
La spinta del vento solare (l’insieme delle particelle ad alta energia generate dall’attività solare) disperde il materiale in senso radiale (vedi fig 16.2).
Fig 16.2 – Le comete sviluppano la coda dalla parte opposta del Sole, in senso radiale.
I segni di sublimazione dei materiali volatili hanno inizio quando la cometa si trova a circa 5-6 UA di distanza dal Sole.
Le comete originano da un raggruppamento di materiale primordiale noto col nome di nube di Oort.
Tale nube si estende fino a circa 100.000 UA, circa un terzo della distanza tra il Sole e la stella più vicina, Proxima Centauri, che di è circa 270.000 UA, ossia circa 4 anni-luce.
Le comete si dividono in due grandi classi: comete di corto periodo e comete di lungo periodo.
Le comete di corto periodo sono quelle che ritornano entro 200 anni.
Hanno un’orbita molto eccentrica rispetto ai pianeti ma compresa interamente entro il sistema solare.
Le comete di lungo periodo sono quelle che ritornano dopo oltre 200 anni.
Sono caratterizzate da un’orbita iperbolica e non ellittica e non sembrano provenire da un punto preciso del sistema solare o dai suoi dintorni.
Molte di queste sono state viste una sola volta: la Kohoutek ha un periodo calcolato che eccede i 70.000 anni!
Non tutte le comete hanno una traiettoria che permette loro di sopravvivere al Sole: la maggior parte finisce per precipitarvi sopra nella fase di avvicinamento.
Altre possono essere perturbate dall’azione gravitazionale dei grandi pianeti (ad esempio Giove) e, cambiando direzione potrebbero finire così per impattare qualche pianeta (se succedesse alla Terra i risultati sarebbero catastrofici).
Le comete costituiscono un campo di notevole interesse nell’osservazione amatoriale, soprattutto perché l’eventuale scopritore ha il diritto di dargli un nome (anche il proprio).
Tale pratica oggi è diminuita notevolmente per l’esistenza di sonde spaziali, deputate alla ricerca sistematica delle comete: agli amatori sono rimaste soltanto le briciole.
Benché le comete inizino ad avere una chioma ed una coda a distanza di 5 o 6 UA dal Sole, è comunque troppo debole per essere osservata dalla Terra con mezzi amatoriali.
Una cometa diventa interessante ad una visione telescopica quando è molto vicina al Sole.
Una eventuale ricerca deve perciò essere fatta (soprattutto per quelle più deboli) nelle vicinanze del Sole e quindi prima dell’alba e subito dopo il tramonto.