ALTARE
ALTARE
LA COSTELLAZIONE
L’Altare (in latino Ara, sigla Ara) è una piccola costellazione australe visibile con difficoltà solo dalle regioni meridionali dell’Italia.
Le coordinate del punto centrale sono: 17h 00min di Ascensione Retta (AR) e -55° di declinazione (delta).
LE STELLE
Non ci sono stelle di particolare interesse per l’astrofilo.
GLI OGGETTI CELESTI
Non ci sono oggetti celesti di particolare interesse per l’astrofilo.
L’asterismo della costellazione dell’Altare
L’Altare visto da Hevelius
IL MITO
Il nome originario deriva dal nome dell’Altare dedicato al Centauro Chirone, la creatura terrestre più saggia.
SOLSTIZIO D’ESTATE
SOLSTIZIO D’ESTATE
Carissimi amici ciechi ed ipovedenti,
siccome oggi, 21 giugno 2013, alle 5 di questa mattina, la Terra è arrivata al Solstizio d’Estate, è doveroso, per noi astrofili, non farlo passare sotto silenzio.
In questo giorno il Sole alle ore 12 (ora solare) si trova al suo punto più alto di tutto l’anno (visto da Roma 72°, visto da Palermo 76°, dal Brennero 67° di altezza sull’orizzonte).
Un’altezza che da molti giorni è “quasi” sempre la stessa e sarà così ancora per molti altri giorni.
Ad occhio nudo, praticamente sempre la stessa altezza per più di un mese.
Da qui il significato di Sol-stizio= Sole-che-staziona, si ferma per un po’.
La stessa cosa si nota quando si osserva il Sole che sta nascendo o tramontando: il Sole nasce e tramonta sempre, più o meno, negli stessi punti sull’orizzonte per circa un mese.
Tutto è diverso a mano a mano che si avvicina Settembre con l’Equinozio Autunnale.
In questi giorni la vostra ombra è circa un terzo della vostra altezza, proprio perché il Sole è così alto; a Natale l’ombra sarà uguale a circa il doppio dell’altezza.
Ma ci sono due giorni durante l’anno in cui l’ombra è uguale all’altezza e gli antichi potevano misurare l’altezza delle piramidi, degli alberi, delle costruzioni, ecc. semplicemente misurando la lunghezza dell’ombra.
Quali sono questi due giorni?… e perché sono due?… ve lo dirò in seguito, se vorrete saperlo.
2000 anni fa, in questo giorno, il Sole entrava nella costellazione del Cancro.
Oggi, 21 giugno, invece, il Sole si trova esattamente sulla linea (immaginaria) che separa la costellazione del Toro con quella dei Gemelli, esattamente sopra la costellazione del grande cacciatore Orione che con i suoi due Cani rappresenta la zona della cosiddetta “canicola estiva”: dove il Sole…,picchia e picchia forte!
Infatti già fa caldo e si suda, e come!
E pensare che fra 10 giorni (il 5 luglio) la Terra arriverà all’Afelio che è il punto più lontano della Terra dal Sole!
Qui a Latina “celebreremo” l’Afelio con una bella pizza. (5 luglio la….pizzata dell’Afelio, www.astronomiapontina.it).
Mi fermo perché non so se vi va di leggere ancora di queste cose.
Se si, ditemelo e ci risentiremo all’equinozio d’Autunno (22 settembre) altrimenti vi prego di inviarmi una mail anche vuota, io capirò e cancellerò il vostro indirizzo.
Però, se pensate che questi argomenti possano interessare – incuriosire o stimolare anche qualche vostro amico cieco o ipovedente, vi prego, non esitate a dirmelo: mi farà molto piacere aggiungere un … posto a tavola).
Se volete farmi qualche domanda, non esitate, vi risponderò compatibilmente con il tempo a disposizione, ma vi risponderò.
I vostri indirizzi email saranno sempre, come ho fatto adesso, in Ccn, cioè dove nessuno li può leggere. Fino a richiesta diversa.
Per adesso, Buon Solstizio e Buona Estate a tutti!
Andrea Miccoli.
SCOPERTO PIANETA SIMILE ALLA TERRA
SCOPERTO PIANETA SIMILE ALLA TERRA
Carissimi amici ciechi ed ipovedenti,
da quando si è capito che il Sole è una stella come tutte le altre si è capito anche che c’erano molte probabilità che qualcuna di quelle innumerevoli stelle, chissà dove, chissà quale, poteva e doveva avere qualche pianeta come ce l’ha il nostro Sole e magari anche con qualche tipo di vita.
E’ cominciata così una intensa caccia con telescopi sempre più potenti e tecniche sempre più sofisticate, alla ricerca di pianeti intorno ad altre stelle cominciando dalle stelle più vicine a noi.
Si chiamano pianeti extrasolari o esopianeti, perché non fanno parte del nostro sistema solare ma di altri sistemi solari e quindi ruotano intorno ad altre stelle.
Il primo di questi pianeti fu scoperto nel 1995.
Fu trovato intorno ad una stella della costellazione di Pegaso e per questo fu chiamato Bellerofonte, dal nome del domatore del cavallo alato, secondo la mitologia.
Da allora sono stati individuati molti pianeti intorno ad altre stelle, ed ogni nuovo pianeta ha sollevato sempre nuovi entusiasmi e nuove speranze di trovare qualche altra Terra.
Nel 2009 è stato mandato nello spazio un telescopio speciale di nome Kepler preparato proprio per questo tipo di missioni ed in breve tempo ha inviato agli scienziati oltre 3000 segnalazioni di possibili pianeti extrasolari di cui 1700 sono stati esaminati e riconosciuti proprio come tali.
Ma come viene scoperto un pianeta extrasolare? Viene cercato e scoperto cioè visto dagli astronomi con i loro telescopi come scoprono le comete, gli asteroidi, ecc, nel sistema solare? No, assolutamente!
Tutto ciò che fa parte del sistema solare è vicinissimo a noi se comparato con le stelle ed i pianeti extrasolari.
Nel sistema solare i corpi più lontani da osservare (di cui abbiamo parlato il mese scorso, aprile 2014) si trovano a meno di 100 miliardi di km, sono debolmente illuminati dal Sole per la grande distanza, ma in qualche modo possono essere visti se vengono impiegati telescopi molto grandi sistemati sulla Terra oppure telescopi sistemati nello spazio dove non c’è il disturbo dell’atmosfera.
Quando, invece, parliamo di pianeti extrasolari parliamo di distanze stellari, distanze che si misurano in anni luce.
Ricordiamoci che un anno luce è quasi 10 mila miliardi di km il ché significa circa 250 milioni di volte il giro della Terra, una cosa difficile anche da immaginare.
A tali distanze qualunque stella è talmente lontana che in qualunque telescopio si vede come un puntino luminoso grande quanto la punta di uno spillo.
Pensate come si deve vedere, alla stessa distanza, un pianetino oscuro che non brilla di luce propria.
E’ praticamente impossibile riuscire a vederlo, per due motivi fondamentali:
1- La distanza angolare che separa il pianeta dalla sua stella è talmente piccola da risultare impossibile vedere il pianeta senza essere abbagliati dalla luce della stella.
2- Se il pianeta ha un’orbita molto ampia che lo allontana almeno un po’ dalla stella tanto da poterlo osservare senza essere abbagliati, la luce del pianeta a noi non arriva o arriva in modo estremamente debole e quindi inutilizzabile, praticamente non si vede nulla.
E allora, come si fa a dire che sono stati scoperti migliaia di pianeti extrasolari?
Sono stati scoperti indirettamente, cioè non osservando loro ma osservando attentamente la stella-madre intorno alla quale essi girano.
E’ chiaro che parliamo di una stella di cui abbiamo già tutti i dati conoscitivi: luminosità, distanza, massa, dimensioni, età, temperatura, ecc. ecc.
Vediamo qualche esempio:
1- Se il pianeta transita proprio davanti alla stella noi noteremo un piccolissimo calo di luminosità della stella che ci permetterà di conoscere le dimensioni del pianeta. Inoltre, osservando il tempo di transito si potrà dedurre -anche se con qualche approssimazione- la velocità orbitale e, di conseguenza, il periodo orbitale, quindi la distanza dalla stella, la massa, ecc.
2- Se il pianeta non passa davanti alla stella ed è di… taglia robusta, mentre lui gira intorno alla sua stella, anche la stella è costretta a muoversi intorno al comune centro di gravità che è il “baricentro” del sistema stella-pianeta. Intorno a quel punto devono girare ambedue i due corpi e chi osserva da lontano non vede nessun pianeta ma vede la stella che va a destra e a sinistra e può dedurre che si tratta di perturbazioni gravitazionali indotte da un corpo vicino (proprio come succede fra la Terra e la Luna). Misurando lo spostamento della stella si riesce a studiare molti dati del pianeta cercando le conferme necessarie per la conoscenza della : massa, la distanza, periodo orbitale ed altro.
3- Se le caratteristiche fisiche ed orbitali del pianeta non inducono alcuna variazione nel movimento e luminosità della stella-madre il pianeta è come se non esistesse, non potrà essere scoperto.
4- Ci sono anche altri sistemi molto sofisticati per cercare i pianeti extrasolari, per esempio: studiando le velocità radiali con il metodo Doppler, sia dei pianeti che delle stelle madri. Ma quanto abbiamo detto fin qui ci da un’idea di come è avvenuta la scoperta del pianeta extrasolare simile alla Terra di cui tanto si è parlato in questi ultimi giorni.
Andiamo a conoscerlo!
Si chiama Kepler 22b ma il nome Kepler 22 senza la “b” è il nome della stella-madre (scoperta con il telescopio spaziale Kepler), l’aggiunta della “b” serve per indicare il pianeta.
Si trovano nella costellazione del Cigno che è una costellazione che passa ogni giorno proprio sulle nostre teste (allo zenit).
Con i metodi che vi ho appena accennato, è stato osservato a lungo e studiato a fondo.
Si parla di pianeta simile alla Terra ma che cosa ha di simile alla Terra? In cosa consiste questa somiglianza?
– Innanzitutto la massa della stella: simile alla massa del Sole. Non troppo grossa perché le stelle grosse hanno la vita breve.
Il Sole è una nana gialla, Kepler 22 è anch’essa una nana gialla.
Ambedue hanno la possibilità di vivere molto a lungo: circa 10 miliardi di anni che è un tempo lungo abbastanza per permettere alla vita sul pianeta di svilupparsi, sempre che ci siano anche le altre condizioni necessarie, come è avvenuto sulla Terra. Quindi come tempo a disposizione, ci siamo.
– E’ importante anche la distanza del pianeta dalla stella, dev’essere quella giusta per ricevere la giusta quantità di luce e calore.
La Terra dista 150 milioni di km dal Sole, Kepler 22b dista circa 135 milioni di km.
Anche come distanza, ci siamo.
– Anche la velocità di rivoluzione intorno alla stella dev’essere simile alla nostra e così l’inclinazione dell’asse di rotazione per avere la possibilità di sviluppare eventuali cicli stagionali.
La Terra impiega 365 giorni e Kepler 22b ne impiega 290 ma non sappiamo se l’asse di rotazione è inclinato oppure no.
– La massa del pianeta dev’essere sufficiente per poter trattenere, con la sua forza di gravità sia l’acqua che l’atmosfera altrimenti col passare del tempo queste evaporano, se ne vanno (qualora ve ne fossero) come è successo alla Luna ed a Marte.
Un’idea della massa del pianeta ve la do dandovi il mio peso come termine di paragone: qui sulla Terra io peso 70 kg, su Kepler 22b peserei circa 78 kg, con qualche dubbio, perché la massa del pianeta non è nota in modo preciso.
Quindi diciamo che anche con la massa siamo a posto. Per la vostra curiosità aggiungo che sulla Luna io peserei 11 kg, su Marte 26 kg, su Giove 177 kg, sul Sole quasi 2000 kg.
Altri elementi di somiglianza con la Terra per adesso non ce ne sono.
Non si sa, per esempio, se ha qualche satellite che, come fa la Luna con la Terra, possa stabilizzare l’asse di rotazione del pianeta.
Una specie di effetto volano che, per esempio, manca al pianeta Venere e per questo si è capovolto e gira intorno al Sole stando capovolto.
Come pure Urano che gira intorno al Sole stando sdraiato con l’asse di rotazione orizzontale.
Un pianeta con l’asse di rotazione stabile nel tempo ha la possibilità di sviluppare dei cicli stagionali altrettanto stabili ed ordinati, come la Terra.
Quindi, ciò che conosciamo, per adesso, è soltanto qualcosa che riguarda la posizione, l’orbita, le dimensioni.
Non è molto per poter parlare di pianeta abitabile, è vero, ma è comunque tantissimo se pensiamo che fra migliaia di pianeti esaminati è l’unico ad avere, tutte insieme, queste poche caratteristiche.
Osservazioni future più accurate potranno rivelare se c’è atmosfera e di che tipo, con o senza ossigeno, se c’è l’acqua allo stato liquido e se la temperatura superficiale è adatta alla vita.
Sapere se si tratta di una vita biologica basata sul carbonio come la nostra oppure completamente diversa basata su altri elementi.
Se trovassimo tutte queste informazioni potremmo dire che è un pianeta adatto ad ospitare la vita e, di conseguenza, potremmo affermare che su Kepler 22b la vita esiste, non potremmo dire che tipo di vita, né a quale livello evolutivo, ma come sappiamo dalla storia della Terra, la vita compare appena ed ovunque si realizzino le condizioni idonee ad ospitarla.
Ma come fare per sapere se c’è oppure no una vita anche intelligente? Inviare messaggi speciali?
Certamente, ma con quali possibilità di ottenere qualche ritorno? Pochissime possibilità.
Bisogna tenere presente infatti che sulla Terra -che esiste da oltre 4 miliardi di anni- l’uomo è in grado di capire, spedire, ricevere messaggi di questo tipo da meno di 100 anni.
Se fossero arrivati sulla Terra i messaggi intelligenti spediti da abitanti di altri pianeti a che sarebbero serviti? A nulla.
Una ulteriore considerazione dobbiamo farla sulla distanza di questo pianeta e della sua stella da noi: 620 anni luce.
Possiamo dire che si tratta di una stella mediamente abbastanza vicina.
Tutto ciò che stiamo osservando adesso riguarda il pianeta Kepler 22b così com’era 620 anni fa.
Se inviamo un messaggio adesso (2014) arriverà lì nel 2634 e se lì ci fosse qualcuno in grado di risponderci, noi riceveremmo la loro risposta nel 3254.
Su questo non ci possono essere dubbi, parlare di velocità superiori alla velocità della luce, sappiamo che non è possibile.
Sicuramente non siamo soli nell’Universo, la nostra galassia ospita circa 250 miliardi di stelle come il Sole e le galassie sparse per l’universo sono molte centinaia di miliardi, quindi, abitanti ce ne devono essere parecchi sparsi là fuori, in giro per l’universo.
Le distanze sono enormi e per coprire quelle distanze in tempi brevi la velocità della luce è decisamente troppo bassa (solo 300.000 km al secondo).
Quindi per sapere qualcosa di più sulle possibilità di vita su questo o su altri pianeti, dobbiamo attendere e sperare nei progressi della scienza e della ricerca scientifica le cui ricadute positive, ormai lo sappiamo, stanno anche in questo computer con cui vi sto scrivendo.
Chiudo con una bella segnalazione: avete la possibilità di assistere all’ascolto di parecchie stelle cadenti lunedì 5 e martedì 6 maggio 2014.
Spero che facciate in tempo. Si tratta delle stelle cadenti che provengono dalla coda della Cometa di Halley che passò l’ultima volta, nei nostri cieli, nel 1986 e ritornerà nel 2061.
Adesso la Terra sta attraversando la zona dove è passata quella cometa che dietro di sé lasciò, come tutte le comete, un bel po’ di polvere e detriti (tipo sabbia).
Ogni granello di sabbia che entra in atmosfera è una stella cadente che può essere vista e sentita, come abbiamo già sperimentato nel mese di agosto 2013 per le Perseidi.
L’indirizzo a cui dovete collegarvi è lo stesso di agosto e lo metterò qui sotto. Anche le operazioni per collegarsi sono le stesse e cioè: cliccate sull’indirizzo tenendo CTRL premuto.
Si apre una schermata dove a sinistra, in alto, c’è una finestrella orizzontale di circa 7cm di lunghezza per 2 di altezza.
Cliccando lì dentro anche a caso, non sarà difficile far partire l’ascolto delle stelle cadenti della cometa di Halley.
Il rumore di fondo è fastidioso ma le stelle cadenti si ascoltano bene. Ecco l’indirizzo:
http://topaz.streamguys.tv/~spaceweather/
Buon divertimento e….ricordatevi di esprimere un desiderio per ogni stella cadente!
Fra i desideri più belli spero che ci sia anche quello di partecipare al Seminario di Astronomia di luglio.
Per i dettagli:
https://www.astronomiapontina.it/
Ciao a tutti,
Andrea Miccoli.
ROSETTA
ROSETTA
Cari amici ciechi ed ipovedenti,
tra qualche giorno sentirete molto parlare di Rosetta.
Si tratta di una missione spaziale molto particolare, la prima in assoluto nel suo genere che vivrà il suo momento di massima attenzione da parte di tutto il mondo scientifico e mediatico il prossimo 12 novembre.
Con queste righe voglio darvi un’idea dell’importanza di questa missione ed anche delle enormi e complesse difficoltà tecniche che sono state affrontate e devono ancora essere affrontate e superate per arrivare con successo al 12 novembre.
Per cominciare, vediamo di capire perché a questa missione è stato dato il nome di Rosetta.
Rosetta viene da Rashid che è il nome di una località sulla foce del Nilo.
Qui, nel 1799 i soldati napoleonici trovarono una grossa pietra di 760 kg su cui era inciso un testo in tre lingue diverse.
Di queste, una era il greco antico, ben noto a tutti gli studiosi, un’altra era la lingua dei geroglìfici egiziani che nessuno mai era riuscito a decodificare e la terza era una lingua locale.
Grazie al greco antico è stato possibile decodificare il contenuto del documento e per confronto è stato possibile penetrare e comprendere -per la prima volta- il linguaggio dei geroglìfici.
Questo è stato un avvenimento epocale che ha permesso agli studiosi di conoscere la meravigliosa storia millenaria della civiltà egizia. Tutto merito della Pietra di Rosetta.
Oltre a questa stele, fu trovato, su un’isoletta del Nilo, anche un obelisco che con le sue scritte contribuì alla decodifica dei geroglìfici egiziani.
L’isoletta si chiamava e si chiama File, scritta secondo la pronuncia latina, con ph davanti che si pronuncia f ed ae finale che diventa e.
Rosetta e File sono i nomi dei due strumenti principali protagonisti di questa missione.
Ora vediamo il perché di questa impresa.
Nei tempi antichi le comete incutevano terrore ad ogni apparizione.
Per fortuna nei tempi moderni gli scienziati le hanno riabilitate, hanno capito che non fanno male a nessuno e non portano iella, anzi, al contrario, molto probabilmente sono portatrici di vita e forse l’hanno portata anche sulla Terra.
Le comete provengono da quella zona del sistema solare dove ancora oggi – dopo 4 miliardi di anni- ci sono questi corpi che rappresentano la parte di materia che, per la grande distanza dal Sole, non prese parte alla formazione dei pianeti.
Studiare una cometa significa studiare un pianeta o una parte del sistema solare così come questo doveva essere 4 miliardi di anni fa.
Sulla Terra c’è tanta acqua ed anche le comete -tutte- sono portatrici di acqua, lo si è capito analizzando da lontano la bianchissima coda e la chioma che sono composte di vapore d’acqua.
Siccome si sa che dove c’è acqua c’è possibilità di vita, lo studio delle comete tramite telescopi è continuo e si cerca in tutti i modi di rubare qualche informazione ad ogni cometa che ci passa vicino e se non ci passano vicino le andiamo a cercare come è stato già fatto in passato (missioni Giotto, Star Dust, Deep impact) con scarsi risultati.
Sappiamo che nel sistema solare viaggiano migliaia di comete che potrebbero rivelarsi come altrettante “Pietre di Rosetta” ma è molto difficile raggiungerle perché sono lontanissime, velocissime e piccolissime, proprio queste sono le difficoltà principali che ha incontrato ed incontrerà questa missione ancora in corso.
L’idea di realizzare questa impresa è nata nel 1993 nell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea di cui fa parte anche l’Italia.
In un primo momento fu scelta come obiettivo la cometa Wirtanen.
In seguito si dovette cambiare obiettivo e fu scelta la cometa Churyumov-Gerasimenko.
Due nomi perché sono due gli scopritori che la scoprirono nel 1969: il signor Ivanovic Chùriumov e la signora Svetlana Gerasimenko.
La missione fu chiamata Rosetta come la pietra egiziana mentre il piccolo ma importantissimo laboratorio automatico che dovrà essere installato proprio sul corpo della cometa fu chiamato File come l’isoletta dell’obelisco.
La partenza avvenne nel 2004.
Il peso totale di Rosetta era circa 3000 kg con una forma molto simile ad un cubo con il lato di 2 metri.
Per raggiungere la cometa bisognava coprire una distanza di oltre 500 milioni di km senza l’impiego del piccolo motore di bordo che aveva ed ha carburante solo per le piccole correzioni di avvicinamento.
Per coprire tutti quei milioni di km si fece in modo di utilizzare la spinta gravitazionale della Terra per 3 volte ed una volta la spinta di Marte.
In questo modo Rosetta fu “scagliata” ogni volta in orbite sempre più ampie fino a raggiungere l’ampiezza dell’orbita della cometa Ciuriumov-Gerasimenko.
Queste spinte si chiamano “gravity assist” e si possono ottenere solo se si fa avvicinare la sonda ad un pianeta dalla giusta direzione, avendo la giusta velocità, alla giusta distanza; una manovra molto sofisticata e precisa che permette alla navicella di ricevere dal pianeta la spintarella per andare più lontano.
Un po’ come facciamo con l’altalena che va e viene: se tu le dai una spintarella al momento giusto, nella giusta direzione e con la giusta velocità l’altalena (come la sonda spaziale) aumenta la sua velocità.
Dopo l’ultimo gravity-assist avvenuto nel 2009 gli scienziati sapevano che la sonda sarebbe passata vicino ad un paio di asteroidi, li hanno osservati e fotografati e poi prevedendo che ci sarebbero voluti altri anni prima di raggiungere la cometa hanno spento tutti -o quasi tutti- gli apparati di bordo per non consumare inutilmente energia e batterie, anche perché a quella distanza dal sole i pannelli solari (64 metri quadrati) raccolgono pochissima luce.
In questo stato di “ibernazione” Rosetta è rimasta fino al 20 gennaio 2014.
In quel giorno la trepidazione era altissima, il risveglio poteva portare chissà quali sorprese, dalla Terra fu inviato il segnale per risvegliare e riaccendere tutte le apparecchiature elettroniche e per fortuna tutto andò benissimo: la sonda ricominciò a lavorare.
A quella distanza dalla Terra, il tempo necessario per far arrivare un ordine a Rosetta è circa mezz’ora ed un’altra mezz’ora ci vuole per il messaggio di ritorno.
Il 6 maggio 2014 sono finiti i controlli tecnici sul funzionamento delle apparecchiature di bordo e subito sono iniziate le manovre di avvicinamento alla cometa.
Il 6 agosto 2014 c’è stato l’arrivo presso la cometa.
Vista da vicino la sua forma è simile a quella di una arachide con due lobi, uno più piccolo ed uno più grosso e fra i due lobi la strozzatura è molto profonda.
Per fare un giro su se stessa impiega 12 ore.
Le dimensioni totali sono 6 km, 4 km il lobo più grande e 2 km il lobo più piccolo, per un volume totale di circa una 20ina di km cùbici, più o meno come una piccola montagna.
Non è un sasso liscio come quelli che si trovano in riva al mare ma ìspido e pieno di spìgoli appuntiti.
Non ha il peso specìfico dei comuni sassi sulla Terra, ma pesa come la pietra pòmice, ne consegue che ha una massa molto piccola e quindi anche una piccolissima forza di gravità e per questo la sonda Rosetta è stata messa in orbita intorno al piccolo corpo della cometa ad una distanza di circa 100 km con una velocità bassissima: pochi centimetri al secondo.
Da lì ha iniziato a fornire tutti i dati fotografici agli scienziati per l’identificazione del punto più idoneo per l’atterraggio del laboratorio automatico File.
Questo punto è stato già scelto e si trova in una piccola zona pianeggiante sempre baciata dal sole per permettere ai pannelli solari di tenere sotto carica le batterie.
L’atterraggio avverrà il giorno 12 novembre 2014.
Quando da noi saranno le 9.35 il modulo File sarà sganciato da Rosetta da un’altezza di circa due km e sarà lasciato andare verso la cometa.
Anche se File ha le dimensioni di una lavatrice e pesa circa 100 kg. la discesa sarà molto lenta -circa 7 ore- perché, come abbiamo detto, la forza di gravità sulla cometa è minima.
Possiamo dire che è meno di un decimillesimo di quella della Terra, quindi io che qui peso 70 kg sulla cometa Churiumov-Gerasimenko peserei meno di un decimillesimo di 70kg cioè meno di 7 grammi!
Non so se la mia bilancia se ne accorgerebbe (sorriso).
L’atterraggio è previsto per le nostre ore 16.35 ma la comunicazione ci mette mezz’ora per arrivare sulla Terra e perciò noi lo sapremo alle 17 sempre di mercoledì 12 novembre 2014.
Quando File toccherà il suolo della cometa, con il suo peso darà un bòtta sul terreno che permetterà ai suoi tre piedi di piantare tre arpioni di 20 cm nel suolo per ancorare il laboratorio al corpo della cometa.
A quel punto è fatta! Tutto avviene a 500 milioni di km dalla Terra, mentre la cometa e Rosetta viaggiano a velocità vicine ai 50 mila km all’ora e a 10 anni di distanza dalla partenza. Davvero un capolavoro (speriamo!). Se va tutto bene c’è da essere orgogliosi.
Molti di quegli strumenti che staranno lì a fare il proprio dovere sono italiani, progettati e realizzati dai nostri scienziati e scienziate e da ditte italiane. La lista è abbastanza lunga.
Da quel giorno cominceranno le analisi del ghiaccio della cometa e di tutto ciò che si potrà esaminare e sono certo che ne sentiremo delle belle.
Già nelle prime analisi fatte da Rosetta al momento dell’arrivo intorno alla cometa ne abbiamo sentite alcune poco… odorose!
Infatti sono state trovate molecole di acido solfidrico, formaldeide, ammoniaca, acido cianidrico, biossido di zolfo, metanolo, tutti elementi che sulla Terra richiamano alla mente odori forti e puzzolenti tipo il letame, le uova marce, l’aceto, l’alcol.
Tutte queste puzzette mischiate assieme fanno capire che la cometa sarà pure interessante ma ha un fetore insopportabile!
Per quanto riguarda la possibilità di poter osservare la cometa dalla Terra con i telescopi bisogna dire che nessuno sarà in grado di vederla né ad occhio nudo né con i normali telescopi, né adesso (che è lontana dal Sole e quindi senza coda) né quando avrà le dimensioni della coda al massimo della visibilità, il ché avverrà nell’agosto del 2015 al momento della massima vicinanza al Sole.
La distanza dalla Terra è sempre talmente grande e la cometa talmente piccola che potrà essere osservata solo con telescopi professionali ed in cieli molto bui.
In quei giorni di agosto l’attività del laboratorio File sarà molto intensa e si spera che non venga danneggiato dalle particelle solide che saranno liberate dalla evaporazione del ghiaccio.
Parliamo di quelle particelle solide più o meno microscopiche che una volta disseminate dalla cometa nello spazio diventeranno per noi le stelle cadenti che possiamo sentire e vedere quando e se la Terra le attraverserà.
L’attività scientifica sulla cometa terminerà -in teoria- a dicembre del 2015.
Ci potrà essere un allungamento della missione in caso di prolungata efficienza delle apparecchiature oppure la fine della missione nel caso che la polvere della cometa sporchi irrimediabilmente i pannelli solari impedendo la ricarica delle batterie.
Mi fermo qui. Manca solo una settimana.
Speriamo di sentire solo buone notizie.
Un caro saluto a tutti,
Andrea Miccoli