ALTARE
ALTARE
LA COSTELLAZIONE
L’Altare (in latino Ara, sigla Ara) è una piccola costellazione australe visibile con difficoltà solo dalle regioni meridionali dell’Italia.
Le coordinate del punto centrale sono: 17h 00min di Ascensione Retta (AR) e -55° di declinazione (delta).
LE STELLE
Non ci sono stelle di particolare interesse per l’astrofilo.
GLI OGGETTI CELESTI
Non ci sono oggetti celesti di particolare interesse per l’astrofilo.
L’asterismo della costellazione dell’Altare
L’Altare visto da Hevelius
IL MITO
Il nome originario deriva dal nome dell’Altare dedicato al Centauro Chirone, la creatura terrestre più saggia.
O GRAZIOSA LUNA …
O GRAZIOSA LUNA …
Carissimi amici ciechi ed ipovedenti,
già dal titolo si capisce che dedicheremo questa pillola alla Luna.
Prima, però, è doverosa una spiegazione relativa alla “bufala” del mese scorso riguardante le stelle cadenti Camelopardàlidi.
Il giorno 23 maggio 2014 vi mandai una mail per riguardante la possibilità di assistere ad una pioggia di stelle cadenti da ascoltare in diretta via radio.
La “pioggia” era prevista per sabato mattina 24 maggio.
Anch’io mi sono messo all’ascolto per più di qualche ora, ma non ho sentito nulla di speciale, solo qualche normalissimo piiing e niente di più, proprio come quelle -pochissime- che sto ascoltando mentre vi scrivo.
Gli studiosi si sono sbagliati, nessuno ha assistito ad intense cadute di stelle cadenti sia nell’osservazione visuale e sia via internet (le radio meteore di cui parliamo), in nessun punto della Terra.
Insomma è stato un flop mondiale.
Sono errori normali nella predizione di nuovi sciami di stelle cadenti.
Le previsioni su cui non è possibile sbagliarsi sono quelle ben note da molto tempo e quindi collaudate dall’esperienza.
Tra queste, le più sicure sono: le Persèidi (12 agosto) e le Gemìnidi (13 dicembre). Ne riparleremo.
Intanto, vi suggerisco di collegarvi, saltuariamente, con il solito sito che vi riporto qui appresso, per farne buona conoscenza, in modo da poter apprezzare le differenze rispetto ai momenti più importanti quando arriveranno le Persèidi.
Ecco il sito:
http://topaz.streamguys.tv/~spaceweather/
Voltiamo pagina e parliamo della “…graziosa Luna…” come la chiama il nostro grande amico Giacomino Leopardi.
Cominciamo con il dare un’occhiatina alla carta d’identità lunare e cerchiamo di conoscerla più da vicino.
Lasciamo perdere i tanti nomi con cui è stata chiamata.
Ma ad uno di questi nomi ci tengo particolarmente perché riguarda il grande Galileo.
Il nome è Cinzia e la storia legata a questo nome è davvero una storia che ha dell’ incredibile. Sicuramente ne parleremo, con tutti i dettagli.
La Luna è nata qualche anno dopo la Terra.
L’età della Terra è di 5 miliardi di anni, la Luna è nata 500 milioni di anni dopo.
Siamo agli inizi della vita del sistema solare quando c’erano molti corpi che non avevano ancora una sistemazione stabile e definitiva.
C’erano pianeti fuori posto satelliti fuori posto, asteroidi fuori posto, polvere ovunque, il vento solare non aveva ancora ripulito lo spazio interplanetario.
C’era molto disordine.
Tutti i corpi erano ancora allo stato di fusione quindi erano anche liquidi ma già di forma sferica perché la gravità li plasmava.
In quel caos successe quello che succede nelle nostre città quando il traffico impazzisce: uno scontro.
Un corpo grosso quasi come il pianeta Marte, andò a sbattere contro la Terra arroventata e liquida.
Ma non fu uno scontro frontale, la Terra non fu colpita in pieno, ma solo di sguincio, in modo obliquo, superficialmente.
Ci fu una perdita di materiale dalla Terra.
Questo materiale finì lontano ma col tempo, piano piano, un pezzo attira l’altro per la forza di gravità e così cominciò a ricompattarsi mentre continuava a girare intorno alla Terra.
Nel giro di pochi milioni di anni cominciò a prendere forma e diventò la Luna.
Ma come fanno gli scienziati ad essere sicuri di questa successione di fatti se in quei tempi non c’era nessuno ad osservare la scena?
La risposta si trova nelle 6 missioni lunari effettuate per la conquista e la conoscenza della Luna avvenute dal 1969 al 1972.
Tutto il materiale lunare che è stato portato sulla Terra (380 kg) è stato studiato ed analizzato a fondo da tutte le nazioni del mondo che ne hanno ricevuto dei frammenti.
Il risultato è stato unanime: la Luna è composta -quasi interamente – dagli stessi elementi di cui è composta la crosta terrestre.
Solo la crosta, cioè la parte più esterna, perché il nucleo della Terra è fatto di ferro, ferro liquido, che girando nel cuore della Terra agisce come una dinamo e ci dà il magnetismo terrestre che ci permette di usare la bussola.
Ora vediamo quanto è grande la Luna.
Ci vogliono poco meno di 4 lune, una a fianco all’altra, per raggiungere le dimensioni del diametro terrestre.
Conoscendo questo particolare, si può capire quanto si vedrebbe grande la Terra se uno la osservasse dalla Luna.
Basta mettere insieme (con l’immaginazione) quattro lune e chiuderle in un grande cerchio: quel cerchio è la Terra osservata dalla Luna. Enorme!
Se il diametro della Terra è quasi quattro volte il diametro lunare, la superficie della Terra è pari alla superficie di 13 lune, quindi anche la luce che la Terra riceve dal Sole è pari alla luce di 13 lune piene.
Veramente tantissima luce che la Terra riflette in tutta la zona di cielo che ha davanti a sé, in direzione del Sole.
Quando in quella zona di cielo si trova anche la Luna (e questo succede ogni mese), la parte posteriore della Luna rispetto al Sole, quindi opposta al Sole, quindi non illuminata dal Sole, viene illuminata dalla Terra e si vede, poco, ma si vede.
Quella è la cosiddetta “luce cinerea” che Galileo chiamava “lume secondario” e Leonardo: “ lustro di Luna”.
I dotti accademici contemporanei di Galileo gli davano del matto perché secondo loro era ridicolo affermare che la Terra emetteva luce.
Secondo loro la luce cinerea della Luna era dovuta al fatto che la Luna era fatta di vetro sporco quindi la luce del Sole entrava davanti e poi, molto attenuata, usciva da dietro.
Altri dotti scienziati dicevano che la Luna era fatta di “pietra lucifera” che di giorno accumulava la luce e di notte la riemetteva.
Galileo si limitava a dire che erano tutti un branco di caproni. Lo sappiamo che Galileo con le parole era piuttosto pesante.
Vediamo ora quanto è il volume della Luna rispetto alla Terra e diciamo semplicemente che ci vorrebbero 50 bicchieri grandi come la Luna per riempire una damigiana grande come la Terra.
Per indicare quanti chilogrammi pesa la Luna vi dovrei dire un numero con 22 zeri, lasciamo perdere questa strada e prendiamo una bilancia a due piatti, mettiamo la Terra su uno dei due piatti e sull’altro piatto mettiamo tante lune fino a che la bilancia raggiunge l’equilibrio, a quel punto contiamo le lune del secondo piatto e vediamo che ci vogliono 81 lune per eguagliare la massa della Terra.
Non sono tante, anzi, sono pochissime perché la Luna è molto pesante rispetto alla Terra.
Se avessimo fatto la stessa operazione di pesatura mettendo Giove su un piatto della bilancia ed il suo satellite più grosso – Ganimede – (che è più pesante della Luna) sull’altro piatto, avremmo dovuto mettere 12000 ganimedi per equilibrare la bilancia.
La Luna è il satellite più pesante di tutto il sistema solare se paragoniamo il satellite al proprio pianeta di appartenenza.
Qual è la conseguenza di una Luna così pesante?
La conseguenza più evidente è che il centro di gravità fra la Terra e la Luna non sta al centro della Terra come se la Luna fosse una pallina di polistirolo ma non sta neanche lontano dalla Terra, anzi sta dentro alla Terra e per la precisione, si trova a circa 4.800 km dal centro della Terra.
Siccome il raggio terrestre è 6.400 km possiamo dire che il centro di gravità (o baricentro) del sistema Terra-Luna si trova a 6.400-4.800= 1.600 km dalla superficie terrestre, quindi a 1.600 km sotto terra sulla linea ideale che unisce il centro della Terra con il centro della Luna.
Intorno a quel punto la Luna gira ogni mese con un raggio di curvatura pari a 384.000 km.
La Terra gira ogni mese con un raggio di curvatura 81 volte più piccolo di quello della Luna perché la Terra è 81 volte più pesante.
La conseguenza di questo “piccolo” movimento della Terra si può osservare ogni giorno. In riva al mare. Parlo della marea antilunare.
In effetti sulla Terra le maree sono due, contemporanee e quasi uguali, anche in questo momento, mentre io scrivo o mentre voi leggete.
Una marea sta dalla parte della Luna detta Marea Lunare dovuta alla forza di gravità esistente fra la Terra e la Luna, l’altra è, appunto, la Marea Antilunare, esattamente dalla parte opposta della Luna, causata -in parte- dalla forza centrifuga della Terra che gira intorno a quel punto con un raggio di curvatura pari a 6.400+4.800 km=11.200 km.
L’effetto “centrifuga” fa alzare l’acqua degli oceani causando la marea antilunare.
Due maree in 24 ore vuol dire che ogni 6 ore (circa) si vedrà una variazione di marea cioè una marea che scende o che sale. Ogni 6 ore circa!
Fate la prova i questo modo: prendete un piatto che rappresenta la Terra e mettetelo sul tavolo, mettete un cucchiaino da una parte del piatto sulla vostra destra ed un cucchiaino dall’altra parte del piatto, sulla vostra sinistra.
I due cucchiaini sono le due alte maree della Terra.
Fra le due alte maree ci sono le due basse maree.
Mettete un dito sul piatto e percorrete tutta la circonferenza del piatto ricordando che state percorrendo un giro di 24 ore.
Vedete che ogni quarto di giro, cioè ogni 6 ore, incontrate una variazione di marea, o l’alta o la bassa marea.
Se la marea fosse solo una ci sarebbe solo un’alta marea da una parte ed una bassa marea dall’altra, solo due variazioni, una ogni 12 ore.
Quindi, riepilogando, le maree sono due.
Una delle due è quella antilunare causata dalla rotazione della Terra intorno al baricentro del sistema Terra-Luna.
Ciò è causato dalla massa della Luna che è “soltanto” 81 volte più leggere della Terra.
A questo punto: la distanza, anzi, le distanze: c’è la minima e la massima.
La minima si ha quando la Luna è nel punto più vicino alla Terra= Geo e perciò si chiama Perigèo, distanza 356.000 km.
Dopo circa 15 giorni la Luna si trova dall’altra parte della sua orbita nel punto più lontano che si chiama Apogèo, distanza: 406.000 km.
Ogni 15 giorni si allontana o si avvicina di ben 50.000 km ma ad occhio nudo non si percepisce la differenza di dimensioni dovute alla variazione della distanza.
Sicuramente, come vi raccontai per il Sole (luglio 2013) anche per la Luna vale lo stesso effetto: la Luna sull’orizzonte (est o ovest fa lo stesso) appare molto più grande di quanto è nella realtà.
Ma come già vi dissi, questo è uno scherzo del nostro cervello, non degli occhi che non hanno colpe…
Con la prossima pillola oppure con una delle prossime, proseguiremo con i fenomeni riguardanti la Luna, in particolare le fasi lunari ma anche le eclissi ed altro ancora, come per esempio l’analisi delle tantissime credenze -anche le più assurde- riguardanti le presunte influenze della Luna sulla vita degli esseri viventi.
Mi fermo qui.
Ma vi lascio con un quesito che ha a che fare con il cielo ma non con l’astronomia:
La domanda è questa: “Se il Sole fosse quadrato ed anche la Terra fosse quadrata, che forma avrebbe l’arcobaleno? “
Vi assicuro che anche con lo speciale strumento didattico che ho costruito io, la spiegazione per capirne tutti i dettagli non è facile, ma la risposta è precisa ed è una sola…
Per quanto riguarda il Seminario è quasi tutto pronto anche se manca più di un mese.
Tutti i soci operatori dell’Associazione Pontina di Astronomia sono alacremente all’opera per rifinire con cura ogni particolare: l’aula con l’aria condizionata (a luglio fa caldo!), le lezioni di astronomia con tutti gli strumenti già pronti, gli assistenti alla didattica (un assistente ogni due partecipanti), le conferenze, i luoghi da visitare, gli automezzi, gli autisti, gli accompagnatori, le guide.
Stiamo preparando anche una indimenticabile serata con cena romantica sotto le stelle!
Il tutto sarà registrato in audio e video in una pennetta che ognuno riceverà con i ricordi del Seminario di Astronomia di Latina 2014.
C’è ancora la disponibilità di un posto che si è liberato per motivi non previsti dall’interessato.
Se qualcuno volesse prenotarsi, può farlo: Domanda di Adesione ed il Questionario (aprire il documento, salvarlo sul computer e compilarlo).
Chi vuole può contattarmi e ci penserò io a compilarli, come già ho fatto in qualche caso.
A tutti un caro saluto,
Andrea Miccoli.
andmicco@libero.it
cell.3475775180
FIGLI DELLE STELLE
FIGLI DELLE STELLE
Carissimi amici ciechi ed ipovedenti,
Questa pillola la dedichiamo alle vere protagoniste del cielo: le stelle.
Cerchiamo di conoscerle da vicino e sia pure in modo succinto, vediamo come nascono, vivono, muoiono e soprattutto, cosa producono.
Scopriremo che siamo davvero figli delle stelle, proprio come diceva una vecchia canzone.
Partiamo dall’inizio, cioè dal Big Bang, quasi 14 miliardi di anni fa.
Un attimo in cui un puntino infinitamente piccolo ed infinitamente denso è esploso dando origine a tutto ciò che oggi esiste: il tempo, lo spazio e la materia.
Non esiste un “prima” del Big Bang ma solo un “dopo”, prima il tempo non c’era.
Da allora scorre inesorabile senza mai fermarsi e così sarà fino alla fine dell’universo.
Anche lo spazio è nato in quel momento e continua a crescere come abbiamo accennato nella pillola di dicembre.
La materia che è nata dal Big Bang era solo idrogeno con circa un terzo di elio.
Tutto l’universo consisteva solo in questi due gas.
Poi che cosa è successo?
La forza di gravità c’è dove c’è massa, quindi c’era anche allora e… un atomo attira l’altro, due ne attirano un terzo, in tre la forza aumenta e così via fino ad avere immense quantità di gas -cioè le nebulose- che aumentando sempre più le loro dimensioni e la loro massa causano pressioni estreme sugli atomi che si trovano all’interno con un grande aumento anche della temperatura.
Quando questa temperatura raggiunge almeno 14 milioni di gradi inizia la fusione dei nuclei di idrogeno: in questo momento ed in questo modo nasce una stella.
Una nebulosa troppo piccola non ha sufficiente massa per generare una temperatura così alta e perciò non può generare una normale stella ma genera una quasi-stella, cioè una Nana Bruna: un corpo caldo che non genera energia nucleare, per questo non consumerà il suo contenuto e vivrà così fino alla fine dei tempi.
Se la nebulosa di partenza ha una massa più… robusta nascerà una stella come il Sole, che non ha una grande massa e per questo vivrà molto a lungo, circa 10 miliardi di anni: tutto il tempo necessario per generare la vita.
Più è grossa la stella e più breve sarà la sua vita, molto più breve.
Vediamo come funziona una stella.
La fusione nucleare dell’idrogeno crea una potenza esplodente enorme all’interno della stella, ma questa potenza viene controbilanciata, dalla grande massa del gas sovrastante che con il suo peso tende a cadere gravitazionalmente sul nucleo e si stabilizza quando la forza di espansione è uguale alla forza-peso.
Queste due forze perfettamente uguali e contrarie in ogni direzione, sono l’unica causa della sfericità delle stelle e del Sole.
In breve, una stella è come una enorme pentola a pressione, dove il fuoco che crea il calore sta all’interno e l’acciaio della pentola è rappresentato dalla massa gravitazionale del gas che sta tutt’intorno.
In questo perfetto equilibrio una stella media come il Sole permane finché ha idrogeno da fondere, cioè molti miliardi di anni.
Questa fusione dell’idrogeno oltre a produrre calore e luce soprattutto genera elio che servirà per alimentare la fusione quando sarà finito l’idrogeno.
Ma per fondere l’elio non bastano 14 milioni di gradi, ce ne vogliono 100 ed il Sole riuscirà a fare questo grazie alla sua massa che si contrarrà aumentando la temperatura del nucleo.
Per fare questo…”cambio di marcia” la stella-Sole deve passare attraverso una fase di espansione che la fa diventare una Gigante Rossa.
Talmente gigante che la sua parte più estrema arriverà a lambire la Terra arroventandola.
La fusione dell’elio genererà il carbonio e per fondere il carbonio ci vorranno 250 milioni di gradi che una stella media come il Sole non riuscirà a portare a termine.
A quel punto saranno trascorsi 10 miliardi di anni e la vita del Sole terminerà spegnendosi.
Tutta la massa comprimerà il nucleo fino a farlo diventare piccolo come la Terra e quella sarà la fine del Sole: una Nana Bianca.
Una stella più grossa del Sole, invece, continua a vivere generando e fondendo via via tutti i prodotti delle fusioni successive e vivendo una fase di gigante rossa ad ogni nuova fusione.
Le stelle più grosse arrivano a generare 26 elementi dove l’ultimo è il ferro.
Nessuna stella ne può generare di più. Di meno si, ma di più no.
Ma noi sappiamo che gli elementi presenti in natura non sono 26 ma 92, chi genera gli altri elementi?
E’ sempre la stessa stella: oltre ai 26 generati durante la sua vita genera gli altri 66 nell’attimo della sua morte: esplodendo (poi vedremo perché esplode una stella).
In quel momento si creano temperatura e pressione inimmaginabili, in quell’attimo (che può durare anche ore, giorni o mesi) vengono generati gli altri elementi e tutti e 92 vengono sparati nell’universo dove andranno ad arricchire stelle e nebulose che prima o poi potranno dar luogo alla vita (Come dire che… anche nell’universo c’è il…..riciclo degli elementi).
Alla nostra nebulosa, nei 9 miliardi di anni precedenti alla nascita del Sole, è successo proprio questo.
Gli atomi arrivati dall’esterno, essendo più pesanti dell’idrogeno sono andati a fondo, cioè verso il centro e quando la nebulosa è collassata, con la sua rotazione ha cominciato a generare i pianeti, questi sono risultati tanto più ricchi di atomi pesanti quanto più erano vicini al nucleo (il Sole).
Ecco perché Mercurio, Venere, Terra e Marte sono costituiti da atomi pesanti e sono ricchi di ferro mentre gli altri, più lontani, sono privi di ferro e ricchi di gas.
Quindi possiamo dire che se le stelle non avessero avuto la caratteristica di esplodere non sarebbero mai stati generati tutti gli elementi presenti nella nostra vita e nel nostro universo.
Ma quali sono le stelle che esplodono? Quando? E perché?
Esplodono solo le stelle di grande massa, molto più pesanti del Sole, il Sole non esploderà mai, è troppo “leggero”, ha poca massa e quindi genererà pochissimi elementi.
Abbiamo detto che in ogni stella agiscono due forze uguali e contrarie: dall’interno verso l’esterno c’è la forza esplodente causata dall’enorme quantità di energia nucleare e dall’esterno verso l’interno c’è la forza gravitazionale dovuta alla grande massa di gas che preme sul nucleo, da ogni parte.
Finché queste forze sono uguali la stella è stabile ma se una delle due diminuisce, prevale l’altra.
Quella che diminuisce, anzi sparisce del tutto, è l’energia nucleare quando non ci sono più elementi da bruciare e quindi la fornace si spegne.
A questo punto tutta l’enorme massa sovrastante il nucleo precipita verso il centro in modo catastrofico con un’implosione e poi un’esplosione in cui si generano energie spaventosamente grandi, capaci di produrre, quasi istantaneamente, tutti quegli elementi che la stella non ha prodotto durante la sua vita.
La luminosità della stella durante l’esplosione aumenta vertiginosamente tanto da renderla visibile anche in pieno giorno quando, prima, per l’enorme distanza, non era visibile neanche di notte.
Da qui il nome di STELLA NOVA o SUPERNOVA dato dagli antichi per indicare una stella luminosa mai vista prima.
Ciò che rimane dopo una tale esplosione è un nucleo piccolissimo ma densissimo, con una gravità talmente alta e concentrata che può arrivare anche ad attirare su se stesso tutta la sua stessa luce.
Ciò significa che nessuno potrà mai vedere questo nucleo, residuo di supernova, che per questo motivo viene chiamato Buco Nero di natura stellare, per distinguerlo da altre tipologie di buchi neri.
Allora come fanno gli scienziati a dire: in quel punto dello spazio c’è un buco nero, se nessuno lo può vedere?
Un buco nero non può essere visto direttamente ma si può dedurne l’esistenza, indirettamente, osservando il comportamento dei corpi vicini.
Facciamo un esempio: il Sole ha il diametro attuale di circa 1,4 milioni di km.
Se, per assurdo, fosse possibile comprimerlo fino a farlo diventare una pallina di 6 km di diametro sempre mantenendo la stessa massa attuale, diventerebbe un buco nero.
I pianeti non riceverebbero più luce, la vita sulla Terra scomparirebbe, ma le loro orbite non subirebbero nessuna modifica, sotto il profilo dinamico i pianeti non si accorgerebbero di nulla perché il centro di gravità rimarrebbe invariato, esattamente dove è ora, con la stessa massa.
Ad un eventuale osservatore esterno, un tale sistema solare apparirebbe con tanti pianeti che girano da soli, intorno a nulla, il ché si sa, è impossibile fisicamente, per natura: dove c’è un corpo che orbita ci deve essere un centro di gravità.
Con le leggi di Keplero e di Newton gli scienziati, osservando il corpo orbitante possono dedurre la massa del centro di gravità anche se non si vede.
Queste le notizie, un po’ in generale, sulla vita delle stelle.
Con la prossima pillola parleremo delle nostre stelle indicandole con nome… e….cognome: distanze, luminosità, colori, temperature, età, dimensioni, massa, costellazioni di appartenenza, Zodiaco ed anche qualche piccola nota di mitologia che piace tanto ai… bambini di ogni età.
A tutti voi un caro saluto ed un abbraccio,
Andrea Miccoli.
EQUINOZIO D’AUTUNNO
EQUINOZIO D’AUTUNNO
Carissimi amici ciechi ed ipovedenti,
siamo a settembre, il mese dell’Equinozio d’Autunno, è ovvio quindi che parleremo principalmente di questo avvenimento.
Innanzi tutto: cosa vuol dire EQUINOZIO? Da dove viene questa parola?
Anche Equinozio -come Solstizio- viene dal latino, viene da aequa-nox che significa “notte equa, notte uguale” …. notte uguale al giorno o meglio, al dì.
Se la durata della notte è uguale alla durata del dì, vuol dire che la notte ed il dì durano 12 ore.
Per noi che stiamo nell’emisfero Nord questo giorno si chiama equinozio d’autunno, per quelli dell’emisfero sud si chiama equinozio di primavera perché qui da noi inizia l’autunno e poi andremo verso l’inverno mentre da loro inizia la primavera e poi arriverà l’estate.
Noi andiamo incontro a dì sempre più corti e notti sempre più lunghe, loro, al contrario, vanno incontro a dì sempre più lunghi e notti sempre più corte.
Però, nei giorni degli equinozi tutti abbiamo 12 ore di luce e 12 ore di buio.
I giorni degli equinozi sono due: l’equinozio d’autunno che è questo di settembre e l’equinozio di primavera che arriva a marzo.
Non tutti sanno che soltanto nei due giorni degli equinozi il Sole nasce esattamente ad EST e tramonta esattamente ad OVEST.
Solo in questi due giorni, guardando dove il Sole sorge e tramonta possiamo dire con esattezza (o quasi…) dove è l’est e dove è l’ovest rispetto al nostro punto di osservazione.
Una particolarità per quanto riguarda l’orario: nei giorni degli equinozi il Sole sorge alle 6 e tramonta alle 18 secondo l’ora solare vera che si legge su una meridiana del luogo.
Questo succede in tutto il mondo ma non ai due poli.
Che succede ai due poli?
Lì il Sole non sorge e non tramonta ogni giorno come qui da noi, ma ogni sei mesi, quindi le notti ed i giorni sono lunghi sei mesi.
Il Sole tramonta o sorge proprio nei giorni degli equinozi.
A questo punto abbiamo due pupazzetti che uso sui miei strumenti durante questo tipo di lezioni:
Giacomino e Filippo. Giacomino sta al polo nord della Terra e quando arriva l’equinozio d’autunno vede tramontare il Sole. Nello stesso giorno Filippo, che stava al buio da sei mesi al polo sud, finalmente vede sorgere il Sole.
Quando arriverà il 20 marzo si inverte la faccenda rispetto a sei mesi prima: il Sole tramonta per Filippo che sta al polo sud e sorge per Giacomino che sta al polo nord. Di nuovo sei mesi di buio e sei mesi di luce.
Una volta, durante una lezione, in una classe di 3° media, a questo punto un ragazzetto esclama: che bello sarebbe vivere là! E io: perché sarebbe bello? Lui: perché mia madre quando esco mi dice sempre che devo stare a casa prima che si faccia buio!
La Terra, ormai, sapete quanto è grande, eppure, Giacomino e Filippo il 22 settembre vedono contemporaneamente il Sole per tutta la giornata dai due punti estremi della Terra!
Come è possibile ciò?
Cerchiamo di capirlo: il Sole è talmente lontano che i suoi raggi arrivano alla Terra praticamente paralleli tra loro.
Essendo la Terra una sfera, ovviamente ne viene illuminata sempre metà (anche in questo momento mentre qui è notte).
Siccome nei giorni degli equinozi i raggi del Sole arrivano perpendicolari sulla testa di chi si trova all’equatore terrestre e tangenti ai due poli, Giacomino e Filippo che si trovano ai poli vedranno il Sole che arriva con i raggi tangenti il loro pavimento cioè lo vedranno proprio sulla linea del loro orizzonte, tutti e due contemporaneamente, dopodiché… uno lo vede che tramonta e lo perde per sei mesi e l’altro lo vede sorgere e lo vedrà in cielo ininterrotamente per sei mesi.
Se avete capito poco (o niente) non preoccupatevi, è normale.
Come ho già detto, certi fenomeni astronomici è difficile capirli bene quando sono spiegati solo a parole.
Se io ve ne parlo è perché voglio darvi almeno la conoscenza dell’esistenza di questi fenomeni singolari che spesso nessuno conosce, però, per capire in modo completo e soddisfacente come essi avvengono ci vogliono gli strumenti giusti con le spiegazioni adeguate.
E’ quello che ho già fatto e lo farò ancora, con tutti i miei strumenti, che ho realizzato solo per questo scopo.
Continuiamo.
Solstizi ed equinozi non avvengono sempre nello stesso giorno dell’anno come tutte le ricorrenze calendariali che conosciamo (Natale, la Befana, Ferragosto, la Festa del Lavoro, ecc.) ma possono avvenire in due diversi giorni.
Questo succede per lo stesso motivo per cui c’è l’anno bisestile.
Vediamolo insieme: ogni anno non dura 365 giorni precisi ma 365 giorni e 6 ore (circa).
Le 6 ore le teniamo da parte, non c’è posto per loro sul calendario, anno dopo anno le sommiamo a parte e al quarto anno vediamo che sono diventate 24 ore che è un giorno pieno e questo giorno lo usiamo aggiungendolo a febbraio che ne avrà 29.
Quello è l’anno bisestile.
Gli antichi dicevano: anno bisesto anno funesto!
Ovviamente sbagliavano perché l’anno bisestile è un anno come tutti gli altri.
Sono bisestili tutti gli anni in cui le ultime due cifre rappresentano un numero divisibile per 4 per esempio, il 1832 fu bisestile perché il 32 è divisibile per 4; il 1954 non fu bisestile perché il 54 non è divisibile per 4.
Gli anni centenari (quelli di fine secolo che terminano con due zeri: 1700, 1800, 2000, 2100 ecc.) sono bisestili solo quelli che sono divisibili per 400 in questi che ho indicati è bisestile solo il 2000 che è l’unico divisibile per 400.
Il perché di tutte queste cose fa parte della interessante e travagliata storia del calendario che per arrivare alla perfezione che ha oggi ne ha passate di tutti i colori! Spero prima o poi di potervela raccontare.
Quindi, i solstizi e gli equinozi a causa delle sei ore di cui abbiamo detto, non avvengono sempre nel medesimo giorno ma ogni anno avanzano di 6 ore e per questo motivo possono entrare nel giorno seguente.
Eccovi un esempio:
– 2012 -anno bisestile, l’equinozio d’autunno si verificò il 22 settembre alle ore 16.40.
– 2013, l’equinozio d’autunno sarà il 22 settembre alle ore 22.40 (sei ore dopo rispetto all’anno scorso),
– 2014, alle 04.40 del 23 settembre (altre 6 ore dopo),
– 2015 alle 10.40 del 23 settembre (ancora 6 ore dopo),
– 2016 -anno bisestile – alle ore 16.40 (di nuovo 6 ore dopo) ma il giorno è il 22 settembre, non il 23 perché le 6 ore di quest’anno +6+6+6 ore dei 3 anni precedenti sono diventate 24 e sono state assorbite dal 29 febbraio 2016 che vediamo sul calendario e quindi si ricomincia daccapo come 4 anni prima.
Basta con i numeri, eccovi ora un accenno alla lunghezza dell’ombra del Sole in questi giorni.
Il 21 giugno l’ombra delle persone o di un palazzo, era molto corta (circa un terzo dell’altezza) perché il Sole -nel suo punto più alto durante il giorno – era altissimo.
In questi giorni equinoziali, invece, l’ombra è circa uguale all’altezza.
Per dare un po’ più di precisione diciamo che questo è vero il 19 settembre al Brennero, è vero il 30 settembre a Roma ed il 15 ottobre a Lampedusa.
A seconda della vostra distanza in latitudine da queste località potete trovare – sempre con un po’ di approssimazione – quando il Sole produce l’ombra uguale all’altezza nella vostra zona, il ché vuol dire che i suoi raggi arrivano con un’inclinazione di 45 gradi che sono la metà di un angolo retto.
Immaginate un bel quadrato in cui il lato verticale di sinistra siete voi in piedi, il lato inferiore è la vostra ombra stesa per terra e la diagonale che unisce la vostra testa con la testa dell’ombra è la direzione dei raggi solari.
Basta così, forse ci sono troppi numeri in questa chiacchierata, ma erano inevitabili dato l’argomento.
Per la prossima “pillola” ho in mente un argomento più scorrevole e più discorsivo ma i numeri – in qualche modo- entrano sempre.
Come si dice?… li cacci dalla porta…ed entrano dalla finestra…. Perché quando servono….servono!
A conclusione di questo incontro, permettetemi di segnalarvi con piacere questi due siti che ho scoperto da poco: il primo mi ha fatto vedere e capire che cosa è la retinite pigmentosa di cui non ne conoscevo neanche l’esistenza.
Il secondo mi è sembrato davvero una miniera di notizie, indirizzi e consigli molto utili per chiunque ha a che fare con il mondo della disabilità visiva.
Ciao a tutti e ricordatevi dei vostri amici, sicuramente ce ne stanno che sono affascinati, interessati o solo incuriositi dagli argomenti che trattiamo in queste…pillole di astronomia.
Date a loro la possibilità di partecipare.
A presto,
Andrea Miccoli.
Ecco i due siti:
www.vincenzoluigimilanesi.it
www.nonvedenti.it